Quando ricordare diventa un dovere

Oggi a Maserà si è tenuta la cerimonia di commemorazione del IV novembre e la ricorrenza della festa dell’Unità nazionale e delle forze armate.
Con l’occasione l’amministrazione comunale ha voluto consegnare una targa commemorativa ai figli di Rino Gobbin che assieme al fratello Ettore furono assassinati a casa loro (in via Bolzani) il 28 aprile 1945 e anche intitolare a loro una sala all’interno del centro comunale delle associazioni, conosciuto come “centro anziani”.
Per chi ne fosse all’oscuro riportiamo qui quanto già noto riguardo a quella vicenda:
E' il 28 aprile 1945, dunque tre giorni dopo il giorno della liberazione, lo stesso giorno nel quale a Padova si stava scatenando invece la cosiddetta "insurrezione", nome che venne dato anche alla grande piazza che fino ad allora si chiamava Piazza Spalato. Ebbene in quei tremendi giorni di fine aprile, di sparatorie e sconvolgimenti, un piccolo gruppo di tedeschi in fuga irrompe nella cascina dei Gobbin in via Bolzani,.......

La famiglia Da Zara i maggiorenti cittadini

Nella ricostruzione del centro di Maserà del signor Bruno Lazzaretto si notano i rifacimenti ottocenteschi della ex corte benedettina, iniziati con Moisè Da Zara e proseguiti con il figlio Giuseppe entrambi sindaci di questo comune e da loro questo complesso poi ha preso il nome che porta ancora oggi.

Saul detto Paolo, come abbiamo già visto, aveva tre fratelli ed una sorella, Anna, della quale è nota solo la data di nascita: 11 ottobre 1818.
Il 5 dicembre 1819 era nato il fratello Sabato o Sabbato, in ebraico Sabbatai Aziz, morto nel 1847 a soli 27 anni, del quale abbiamo solo le informazioni che si ricavano dalla sua lapide funeraria, ancora oggi visibile nel cimitero ebraico di Via Campagnola a Padova, scritta in ebraico e con questa frase in italiano “per senno sempre nobilissimo”, che fa pensare avesse studiato all’Università.
Dopo solo due anni, il 1 novembre 1821, era nato Marco, che abitò per tutta la vita con il fratello Moisè e la sua famiglia, nella casa padovana di via Spirito Santo n. 970, perché era celibe.
Negli atti civili è indicato come dott. Marco, quindi si doveva essere laureato all’Università di Padova e nel 1868 era diventato maggiore del secondo battaglione della Guardia Civile. Questo è anche l’anno in cui entrò a far parte del Consiglio di Amministrazione delle Assicurazioni Generali, per poi diventarne Revisore, carica che mantenne fino alla morte, sopraggiunta il 9 giugno 1887, quando fu sepolto nel cimitero ebraico di via Sorio, a Brusegana.

Moisè da Zara (1825-1879)
Il fratello di Saul e Marco che incise maggiormente nella vita politica ed economica di Padova e Maserà è l’ultimo figlio della coppia Giuseppe da Zara e Lattes Bellina, Moisé nato a Padova il 5 dicembre 1825.
A soli 23 anni,...........continua la lettura.

Dott.ssa Cristina Ravara Montebelli

(*) Dott.ssa Cristina Ravara Montebelli, archeologa e amministratrice YourBoost srls.

La famiglia Da Zara

La Dott.ssa Cristina Ravara Montebelli

LA FAMIGLIA DA ZARA

Aspetti, vicende e personaggi di una dinastia che ha segnato il nostro territorio

Come sanno i lettori di Casalserugo e dintorni, c’è stata una famiglia padovana che più di tutti ha inciso sulla storia di molti comuni della cintura sud del capoluogo (perlomeno per tutto il XIX secolo), ci riferiamo, in particolar modo, proprio a Casalserugo ma anche a Maserà, Bovolenta e oltre.
Si tratta dei Da Zara, sulle cui origini, i rami di discendenza e i componenti, a nostro parere si è indagato molto poco, in rapporto con l’importanza di alcuni membri di questa famiglia, specialmente a partire dal Risorgimento.
Per iniziare a colmare, almeno da parte nostra, questa grave lacuna, abbiamo chiesto alla Dott.ssa Cristina Ravara Montebelli (*) - che si è occupata della famiglia Da Zara in un suo lavoro - la disponibilità a renderci partecipi delle conoscenze acquisite, scrivendo per noi un saggio che qui riportiamo.
Tutti potranno scoprire, non senza sorprese, chi siano stati questi Da Zara e il perché della loro importanza.
Per ragioni di fruibilità e scorrevolezza il lavoro è diviso in due parti, pertanto al momento presentiamo ai nostri lettori la prima parte a cui seguirà a breve la seconda.
Un grazie sentito alla Dott.ssa Ravara per la collaborazione.

VAI AL SAGGIO

(*) Dott.ssa Cristina Ravara Montebelli, archeologa e amministratrice YourBoost srls.

Novecento Pontemanco la mostra e gli eventi

Una recensione e un primo bilancio
Per degli appassionati di storia locale come noi, certo non poteva passare né sotto silenzio né senza la nostra presenza fisica, un appuntamento come questo, rari come sono.
Sabato 27 luglio si è conclusa la prima fase degli eventi che caratterizzano la mostra fotografica  “Novecento a Pontemanco” (vedi orari in appendice).
Dopo l’inaugurazione di Venerdi 19, dedicata al taglio del nastro, opportunamente corredata di inquadramento storico/critico a cura di Caludio Grandis e Giovanni Ricci, e abbellita (splendidamente) dalla proiezione delle foto sulla facciata della villa Grimani-Fortini, Casalserugo e dintorni era presente anche, per l’appunto, sabato scorso al secondo evento primo della pausa agostana (la mostra rimane aperta).
Dobbiamo distinguere due filoni: la mostra in sé e gli eventi, due cose che la curatrice, Ida Fortini, si è sforzata però di fondere, di collegare in ogni modo. Innanzitutto come è ovvio nella location, le bellissime sale ed il salone di ingresso della villa: luogo espositivo e vissuto nonché sede perfetta, ad esempio, per il concerto del violoncellista Luca Paccagnella, sul quale torneremo tra poco. E poi nella scelta dei temi, sempre riconducibili e ricollegabili a quelle istantanee appese alle pareti.

LA MOSTRA
Ma veniamo alle foto in mostra. In esse colpisce, pur con le dovute eccezioni, nella piccola moltitudine, la quantità di facce serene, allegre. Lavoratori segnati dalla fatica, donne e bambini che in questo piccolo borgo, praticamente immutato nei secoli, trovano, come si può dire? La gioia o quanto meno la serenità nello stare insieme.....

Il coraggio di essere umani

Sabato 13 Aprile a Ponte San Nicolò, grazie ad una ricerca dell'ANPI sezione di Ponte San Nicolò in collaborazione con l'ANPI provinciale di Padova, le figlie del soldato inglese Jim Ayers, prigioniero nel campo di lavoro di Ponte San Nicolò, hanno incontrato  la famiglia Marzotto che nel 1943 ha salvato la vita del padre e di un altro soldato.

Nel corso della giornata in cui le due famiglie hanno confrontato ricordi e testimonianze di questa storia straordinaria di solidarietà e sacrificio, le figlie di Jim, Fiona e Gabrielle, e il marito di Gabrielle Brian, hanno potuto visitare la casa di Pozzoveggiani dove i due soldati erano nascosti, e da dove Gino Marzotto venne prelevato dai fascisti durante un rastrellamento, portato a Padova e picchiato, ma senza mai rivelare la presenza dei soldati