GIUSEPPE DA ZARA (1855-1923) Il doveroso ricordo di un territorio a 100 anni dalla morte

Possidente banchiere sindaco dai vertici della finanza italiana alla cancellazione dalla memoria 


Il 28 luglio 1923 moriva, a seguito di un improvviso attacco cardiaco Giuseppe Da Zara, disgrazia intervenuta dopo la riunione del consiglio di amministrazione della “Veneta ferrovie” della quale era ancora presidente dopo vent’anni ininterrottamente. 
Già solo questo rende l’idea della caratura del personaggio, che, braccio destro e pupillo di un’autentica leggenda padovana dell’imprenditoria e politica post risorgimentale come Vincenzo Stefano Breda ne ha preso il posto al vertice, spiccando poi il volo per una vertiginosa carriera tutta in ascesa, fino alle vette più alte della finanza italiana; carriera bruscamente interrotta, prima dal coinvolgimento nel rovinoso crac della Banca Italiana di Sconto (al quale dimostrerà la sua estraneità) e poi, come detto, dalla morte improvvisa. 
Già nel 1987 una corposa ma ugualmente lacunosa biografia sul DBI della Treccani ha tentato di dare al personaggio quei meriti e quelle capacità che egli seppe dimostrare in vita, senza tuttavia riconoscergli appieno il ruolo che ha avuto. 
Passati ancora quasi quarant’anni, altri studi e approfondimenti ne hanno accresciuto notevolmente la statura, soprattutto per le vicende nelle quali il Da Zara entra da protagonista e solo accennati in Treccani. Vicende e amicizie che, specie nel Veneto -ma non solo- rivestono una importanza fondamentale. Due fra tutte: la presidenza della “Veneta” in un periodo cruciale dello sviluppo ferroviario locale e l’ingresso a pieno titolo, attraverso l’amicizia con il conte Giuseppe Volpi di Misurata, nel progetto per il nuovo porto di Venezia ovvero Porto Marghera; inutile qui ribadire cosa significhi Porto Marghera per il Veneto e per l’Italia intera. 
Molte altre cose si possono dire e scoprire sulla vita e le opere di Da Zara, aspetti mai prima indagati e studiati poichè pochissimo noti, a cominciare dall’antichità e dalla ricchezza della famiglia ebrea, arrivata a Padova nel XVI secolo sino alle varie ramificazioni che giungono fino ad oggi, attraverso l’imparentarsi con famiglie nobili e principesche come gli Orsini, i Negroni Prati Morosini, i Boncompagni Ludovisi.


La carriera nelle assicurazioni, nel colosso delle Generali delle quali divenne Direttore. Nei consigli di amministrazione di alcune banche nazionali e dunque in aziende strategiche come Terni acciai, Ilva, negli armamenti (Vickers Terni), nell’energia e tanto altro. 
La morte improvvisa del padre, ricchissimo proprietario terriero, sorprese Giuseppe coi fratelli Leone e Nina ancora giovanissimi.  A Giuseppe toccò in eredità, tra gli altri, la vasta campagna con la corte benedettina di Maserà (oltre alla “Villa delle Statue” a Casalserugo); corte che trasformò in moderna azienda agricola; un’altra fetta andò invece al fratello Leone, “signore e padrone” di Casalserugo e padre del più famoso Leonino da Zara, pioniere dell’automobilismo e dell’aviazione. Giuseppe però raccolse anche un’altra eredità dal padre, quella di sindaco di Maserà, carica ricoperta dieci anni (1896-1906) e qui si dimostrò capace di sfruttare le sue conoscenze politiche e usare, quando necessario, la sua ricchezza personale. Diede infatti a Maserà quel centro cittadino con piazza, municipio e scuole (realizzate solo in seguito) che prima non aveva. Certamente stiamo parlando di uno sviluppo urbanistico che faceva anche gli interessi propri ma che non ha mancato di ottenere l’apprezzamento di tutta la popolazione, tanto che la piazza gli venne intitolata (“Via Giuseppe Da Zara”) quando era ancora sindaco, nome che gli è stato proditoriamente sottratto dalla retorica fascista in quanto ebreo nonostante che proprio il consiglio comunale fascista, quasi contemporaneamente alla cittadinanza onoraria a Mussolini, avesse allargato, con solenne determinazione, l’ambito di Via Da Zara anche al nuovo quartiere verso Conselve. 
Come proprietario terriero e latifondista, secondo l’unanimità degli studi più moderni, si distinse non solo per i guadagni esorbitanti ottenuti usando i salariati e i contadini (questa era prassi comune senza distinzione) ma per avere fatto della terra una vera impresa “moderna” e dunque meritevole non di ottuso sfruttamento ma di investimenti che andarono da un nuovo tipo di contratto di mezzadria, più favorevole al mezzadro e dunque coinvolgendolo di più nell’azienda, passando per l’utilizzo dei professori della cattedra ambulante di agricoltura, chiamati ad “istruire” i suoi contadini e allevatori; fino a introdurre, tra i primi, la meccanizzazione delle campagne. Ricordiamo anche, cosa non trascurabile affatto, che lui e il fratello Leone furono tra i principali fautori dello stravolgimento delle colture con “l’imposizione” della barbabietola da zucchero, con tutto quanto poi ne è conseguito per l’economia di questo lembo di provincia.

Quello che ci auguriamo e che abbiamo proposto anche alle Amministrazioni Comunali di Maserà e Casalserugo che tempestivamente e generosamente hanno concesso il patrocinio a questo nostro piccolo documentario (cliccare sopra), è che venga coltivato maggiormente da parte dei cittadini il ricordo sia di Giuseppe quanto del fratello Leone, la cui generosità nei confronti dei suoi fittavoli e in generale della comunità di Casalserugo è spesso documentata; senza dimenticare la famiglia, magari attraverso incontri, conferenze, mostre e tutto ciò che può servire a restituire un minimo a Cesare ciò che fu di Cesare.

Per ciò che riguarda Giuseppe e Maserà proponiamo anche un’altra cosa: la realizzazione di un segnale del tipo turistico da installare nella piazza del Municipio che ricordi Giuseppe visto che è stato defraudato della toponomastica originale. Basterebbe un semplice cartello con la scritta: “Piazza Municipio già via Giuseppe Da Zara (1855-1923) – Possidente e finanziere, sindaco di Maserà dal 1896 al 1906”, da inaugurarsi magari in occasione di un evento a lui dedicato.

Casalserugo e dintorni


FONTI E RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI:

ANNA MARIA FALCHERO, Banchieri e politici. Nitti e il gruppo Ansaldo-Banca di Sconto, in: Italia contemporanea, giugno 1982, n. 146-147. 
CRISTINA RAVARA MONTEBELLI, Diplomatici e personalità ebraiche a San Marino (XIX-prima metà XX sec.), Bookstones, Rimini 2019 
DAVID CELETTI, Le campagne nel primo novecento, in: Atlante storico della bassa padovana vol II-Il primo novecento, Cierre Edizioni, Sommacampagna 2014 
ENNIO CHIARETTO, Storie nella storia di Maserà, Susil, Carbonia 2018 
GIORGIO ROVERATO, L’industrializzazione diffusa. Storia dell’economia padovana vol. II 1923-2003, Esedra Editrice, Padova 2005 
GIOVANNI CORNOLO’, La Società Veneta Ferrovie, Duegi Editore, Ponte San Nicolò rist. 2013 
LINO SCALCO, Il tempo delle ciminiere. Storia dell’economia padovana vol. I 1866-1922, Esedra Editrice, Padova 2000 
LUCIANO SEGRETO, Da Zara Giuseppe, in: Dizionario Biografico degli Italiani vol. XXXIII, Treccani, Roma 1987

Articoli e approfondimenti contenuti nel sito  www.casalserugoedintorni.it: 
   • Cristina Ravara Montebelli, La famiglia Da Zara; I maggiorenti cittadini; il finanziere Giuseppe Da Zara; donna Ernesta Segre Da Zara. 
   • Chiaretto Ennio, Maserà com’era; Il mercato del Lunedì.

ALTRE FONTI: 
   • La Provincia di Padova, Giornale della sera, 28-29 Luglio 1923 – 1-2 Agosto 1923, Biblioteca Civica di Padova 
   • Archivio storico Senato della Repubblica, Ufficio dell'Alta Corte di Giustizia e degli studi legislativi, subfondo Alta Corte di Giustizia, UA n. 234 Processo Banca italiana di sconto, sfasc. 15.1 cartella 16