Con questo articolo Ignazio Canesso, depositario della memoria di una comunità, quella di Casalserugo e del suo circondario, autore di libri e divulgatore, inizia la sua collaborazione con il nostro sito.
Di questo lo ringraziamo sentitamente e offriamo ai lettori un tuffo in un passato ormai estinto ma ancora vivo nei ricordi di Ignazio, che ce li offre con l’amore e la passione di chi, in quei tempi, ci è vissuto, perché ci possiamo ricordare sempre chi eravamo.
Il primo contributo di Ignazio riguarda il giorno dell’Epifania, o la Befana. Si tratta di un appuntamento che da tempo immemorabile nel Veneto viene associato alla fine di un ciclo stagionale e l’inizio del nuovo, simboleggiato dal falò col quale per generazioni si è bruciata l’immagine della “vècia” ovvero l’anno trascorso, attraverso un rito collettivo allegro e coinvolgente, con al centro proprio il falò. Un appuntamento da non mancare, per grandi e piccoli, chiamato anche “pan e vin” o “pìroea paròea”.
BRUSARE LA STRIGA
Di Ignazio Canesso
Tra i tanti giochi, e semplici divertimenti di noi ragazzi (anni ‘45-‘50 del secolo scorso), un appuntamento tanto atteso e impegnativo era quello della sera della Befana per “brusare la Striga”. Impegnativo, perché dovevamo cominciare qualche giorno prima per cercare il materiale da ardere, come le sterpaglie, le canne e tutto quello che poteva bruciare; ma non era facile, perché tutto veniva raccolto per fare da mangiare, per fare la liscivia (issia) per il bucato, e per altri casi di bisogno.
Adesso xe fassie brusare la striga el di de la Befana,
altro che na volta se sercava in giro anca na cana.