foto fig.1: Lungo la via Annia. Carta di metà ottocento, fonte: mapire.eu
In accordo con l’autore, con questo articolo iniziamo un viaggio all’interno dei temi affrontati nel libro “L’innominato Tesoretto” di Maserà e l’archeologia del territorio”, dalla storia più antica fino all’ottocento: fatti, ipotesi, eventi, personaggi e altro ancora.
Capitolo primo: L’ORIGINE DEL NOME MASERA’
I nomi dei luoghi o “Toponomastica” - 1a parte
Una parte importante del libro l’ho dedicata per risalire all’origine del nome Maserà, convinto come ero (e sono) che questo stesso nome fosse legato saldamente al motivo per il quale il famoso tesoretto fu nascosto qui (cerchio verde nella figura 1) oltre 2100 anni fa e non altrove.
Per seppellire tutti i propri averi bisognava che il proprietario del denaro fosse sicuro di ritrovarlo e quindi doveva averlo nascosto in un luogo, sottoterra di certo, ma ben riconoscibile con sicuri punti di riferimento. Già, ma quali?
Cerchiamo di svelare il mistero e partiamo con i nomi delle località a noi vicine. La toponomastica in sintesi è quella parte della linguistica che si occupa dei nomi delle località, dunque quella scienza che ne analizza la possibile origine e poi la loro evoluzione nel tempo. Insomma i nomi dei luoghi a volte ci possono parlare di epoche antiche o antichissime.
Pare che i nomi dei luoghi, perlomeno dalle nostre parti, e per iscritto, siano comparsi per la prima volta in epoca di Carlo Magno ovvero nel IX secolo, giusto per individuare esattamente le località che dovevano essere poi spartite in favore di questo o quel signorotto o in beneficio a questo o quell’ordine monastico, altrimenti sarebbero sorti feroci liti sulle proprietà. Che nomi dare allora?
Semplice, quelli che già venivano dalle epoche precedenti, nomi già usati dai Longobardi qualche secolo addietro i quali, da un lato ne avevano inventati parecchi di sana pianta, (come Bertipaglia, la Guizza, ecc. fig. 1) e dall’altro lato avevano volgarizzato un po’ di nomi provenienti dai fasti di Roma o dalla tarda antichità.
Ecco che, nell’elenco di località dalla chiara derivazione latina, (tutti i rettangoli rossi di fig.1) già individuati dagli eruditi di 400 anni fa, come Albignasego, Cazzago (vecchia frazione di Albignasego), Carpanedo, ecc. ci finisce anche Maserà, che però, così, scollegata da un contesto sembra un capriccio del destino. Albignasego e Cazzago ad esempio vengono dai nomi degli antichi proprietari terrieri (Albinus e Catius) come Cornegliana (Cornelius). Carpanedo e Saletto (dopo Cornegliana) da Carpinetum e Salicetum (boschi di carpini e salici); Roncon invece da Runcare (disboscare, come i vari Ronchi). Maserà invece, dicono questi studiosi del seicento, viene da Macerie, cioè rovine: tante rovine, talmente tante da dare il nome del posto, dunque un nome latino. Ma gli è stato dato per via del catastrofico passaggio delle orde barbare, da Attila in poi, o viene dall’epoca d’oro dell’Impero Romano?
I nomi dei luoghi o “Toponomastica” - 2a parte : macerie, macerazione. Strade e incroci
Dunque se Maserà viene da “macerie” bisogna capire queste rovine così abbondanti da dove venivano. Potrebbero ad esempio essere dovute a una zona dove passavano strade importanti, quelle che i romani realizzavano con ghiaia, sassi, lastre di pietra. E’ una ipotesi. Il fatto è che se si dà per buona questa derivazione bisogna che ci sia una giustificazione del perchè qui, in mezzo al nulla, nell’infinita campagna di duemila anni fa si sono creati i presupposti tali da giustificarne il nome dato nell’alto medioevo: macerie, rovine, “rovinassi”. Una volta che si dà la risposta più corretta e plausibile molto probabilmente si risolve anche il quesito del perché un tesoretto così importante è stato nascosto proprio da queste parti.
Tralasciando che nell’ottocento è iniziato invece un filone di pensiero che voleva Maserà come nome di origine basso-medievale legato alla lavorazione del lino o della canapa (da macerazione, macerare), cosa del tutto fuori luogo (Maserà esisteva già da secoli) ci siamo detti che la chiave del segreto può essere svelata proprio andando ad analizzare da vicino gli scavi della Pieve, per fortuna ancora visibili. Ed infatti questi reperti ci confermano l’antichità del posto, l’importanza del posto, il suo tragitto attraverso le varie epoche.
foto fig.2: fonte: mapire.eu
L’ipotesi più plausibile è un incrocio di due strade: la più antica (in bianco tratteggiato fig.2), direzione est-ovest: da Montegrotto (Abano), passando per Mezzavia/Terradura incrociava poco a sud dell’attuale centro di Maserà, proprio nel campo dove sono state rinvenute le monete del tesoretto (cerchio verde fig.2), la via Annia (realizzata più tardi -in direzione nord sud- in giallo tratteggiato nella fig.1), per poi passare a Cà Murà e dirigersi nella zona di Cà Ferrante a Casalserugo fino a Vallonga (Codevigo). Dunque il nostro misterioso “riccone” romano si era affidato per il nascondiglio a un luogo sicurissimo: un incrocio di due strade di importanza primaria. Ma, se la faccenda a livello teorico ci può stare, occorre verificare cosa ci dicono i nomi delle altre località della zona, poiché bisogna innanzitutto che, dopo avere trovato i nomi di chiara origine romana (vedi prima parte), saltino fuori i ritrovamenti dell’epoca che ne confermino l’antichità Per ultimo, ma non meno importante, ci vuole anche una attenta analisi dei nomi delle vie poiché anche queste, le più antiche, qualcosa ci possono dire. Ora vediamo cosa ne è saltato fuori.
I nomi dei luoghi o “Toponomastica” - 3a puntata : La mansio e le vie dimenticate
Si sa che in epoca di Augusto imperatore Padova divenne la seconda città più ricca dell’impero dopo Roma. A Maserà, situata proprio in quel famoso incrocio di strade importanti e trafficate, sorse addirittura una mansio e cioè un luogo dove, accanto a una stazione di sosta, cambio cavalli e riposo, i viaggiatori potevano trovare non solo vitto e alloggio ma un’altra cosa fondamentale: il bagno caldo, che per loro stava alla pari, anzi spesso era più importante degli stessi vitto e alloggio.
I reperti nella Pieve di Santa Maria a Maserà ci parlano infatti della presenza di piccole “thermae” da non confondere certo con l’acqua termale che si poteva realmente trovare poco distante, ad Abano e Montegrotto; a Maserà invece arrivava acqua corrente che veniva riscaldata in loco. Perciò, attorno a questa “SPA” dell’antichità si era sviluppato un vero centro abitato, con botteghe di artigiani, abitazioni in pietra, una costruzione accanto all’altra dove “l’albergo” col suo grande cortile era il fulcro; insomma un vero “borgo” che i romani per l’appunto chiamavano Mansio.
Si dirà che questa è una teoria suggestiva. Cosa altro abbiamo allora per avvalorarla, oltre ai ritrovamenti archeologici? Bene, abbiamo visto i nomi dei luoghi di origine romana, ma c’è di più. Bisogna andare a cercare ancora nelle vecchie mappe i nomi delle vie, perché sapendoli leggere e interpretare queste ci possono dire moltissimo. Naturalmente più antiche sono le carte più i nomi di queste vie, strade, contrade, i singoli piccoli incroci, risentono di echi lontani. Nella fig. 3 e fig. 4 ci sono due di queste carte:
• La prima (fig.3) è una carta austriaca della metà dell’ottocento, quella già utilizzata in precedenza e nella quale in blu abbiamo evidenziato la “via Annia” e in bianco l’ipotizzata via Montegrotto-Arzegrande
• La seconda (fig. 4) una carta veneziana della fine del settecento, che purtroppo si interrompe proprio con mezza Maserà.
Fig. 3: mapire.com
Con il quadrato rosso sono segnate le località che ci dicono più cose, ad esempio in fig. 3 Dodici, potrebbe derivare da Duodecimun ovvero un chiaro riferimento di distanza stradale, così come chiarissima è la località “alla stradona”, poiché stradona, strada regia, via larga, strada larga, ecc. indicavano proprio le vie antiche più importanti e spesso di origine romana.
In fig. 4 infatti si vede Via Regia Romana, qui i dubbi sono pochi ma si tratta del tracciato dell’antica consolare Emilia o Via Emilia Altinate. Tuttavia ci sono anche altre indicazioni. Ad esempio, in fig. 4 in cerchio blu, col numero 17 si indica un punto preciso chiamato “il Vo di Praca”, oggi è una via, via Vò di Placca. Ebbene Vò pare che derivi da Vadum: o guado, approdo oppure più verosimilmente palude (magari utilizzata per la macerazione). Praca invece potrebbe derivare dal latino Platea che in epoca romana indicava sia slargo, piazza (Praça in portoghese significa piazza) ma anche “strada larga”.
Fig.4 Rizzi Zannoni, La Gran Carta del Padovano, 1780
I nomi dei luoghi o “Toponomastica” - 4a e ultima puntata: finalmente Maserà
Prendiamo poi nuovamente la fig. 4: in blu tratteggiato abbiamo l’attuale via Matteotti (in blu anche in fig. 3) che come a Maserà molti (tra i non più giovani) sanno in realtà si è sempre chiamata Via Coéghe, il che potrebbe non avere nulla a che vedere con le cotiche di maiale ma col latino Colligans (imperativo Colliga) cioè che collega, chiaramente riferito a una via di comunicazione che doveva unire due località importanti.
Per lo stesso motivo anche il nome “Terradura” potrebbe essere un toponimo che indica la presenza di una o più strade le quali, essendo queste costruite con laterizi, pietre, “masegne”, quando sono arrivati i primi contadini medievali si sono resi conto della difficoltà di lavorare questi terreni che poco sotto la crosta, celando per l’appunto i materiali da costruzione, divenivano “terra dura” da dissodare.
Ma se Coéghe è un nome tipico veneto che non ha fatto in tempo ad essere “italianizzato”, nelle mappe se ne nasconde invece un altro a mio avviso assai importante e lo vediamo in fig. 3: il “ponte delle vecchie” sopra la “fossa Corriva”, più o meno dove oggi c’è il ponticello di legno davanti al cimitero, che dava il nome all’intera via per Bertipaglia, ovvero “via delle vecchie”
In effetti il nome attuale (via Roma) risente dell’epoca fascista ma prima la via portava o il nome di Giuseppe Da Zara (così come l’allora “nuova piazza” di Maserà) o per l’appunto: “via delle Vecchie”.
Naturalmente questo strano appellativo avrà suscitato parecchie ipotesi sulla sua origine, evocando streghe, befane, brutte megere ma io credo che si tratti di un nome veneto solamente italianizzato dal dialetto via Dee Vèce.
Pertanto, così come per via Coèghe possiamo tranquillamente farlo derivare dal latino e segnatamente da Devincens facilmente storpiato in dee vèce e non sarà certamente per caso che devincens è proprio sinonimo del “colligans” di via Coéghe e significa che unisce, che collega.
Dunque vedete come la toponomastica ci parla, eccome! E Maserà allora? Macerie? Bene, a questo punto, assodato che stiamo parlando di epoca romana, di strade e di un incrocio di strade, di costruzioni in pietra, insomma di una Mansio, possiamo affermare che il nome viene proprio da questo insediamento romano sorto attorno a quel luogo nato per riposare, mangiare, dormire e farsi un bel bagno caldo, via via allargatosi nei secoli.
In alternativa si può ipotizzare che Maserà derivi, si, dalle macerie ma sempre di questa antica “cittadina”. Certo è che da Mansio vengono le parole Masserìa attraverso Mansarìa; Masserizie, Massaro; tanto che il contadino veniva chiamato “maserium” e dunque il passo finale, conclusivo, che porta a Maserà (Maserata o Maserada nel latino alto medievale, che perde -ata e -ada nel nostro dialetto trasformandole in -à) diventa davvero breve.
di Chiaretto Ennio, fine del primo capitolo, per una copia del libro clicca QUI