Il sito neolitico di Maserà di Padova

RINVENUTI A MASERA’ I RESTI DI UN VILLAGGIO PREISTORICO DI OLTRE 7000 ANNI FA!

L’incredibile e importantissima scoperta, che riportiamo in esclusiva, viene confermata al massimo livello dall’intervista che ci ha gentilmente concesso il Soprintendente per l’Archeologia, Belle Arti e Paesaggio area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso, il dottor Vincenzo Tinè, in merito a una campagna di scavi archeologici effettuati in un terreno adiacente alla nuova casa di riposo, in via Mons. Zane. 

Ma andiamo con ordine. Le prime voci di scavi archeologici, nei pressi dell’erigendo complesso della casa di riposo, ci sono giunte in piena estate scorsa. Abbiamo seguito per quanto possibile da lontano, rendendoci conto, però, che si trattava di qualcosa di molto importante, essendoci un via vai di personale addetto, perlomeno tre persone ogni giorno, della ditta Malvestio Diego, gli stessi che hanno lavorato ai famosi scavi padovani di Pediatria all’ospedale, effettuati nel 2022.     
Si trattava quindi di archeologi professionisti che stavano operando secondo precise disposizioni della Soprintendenza nell’area che, da quanto a nostra conoscenza, ospiterà alcune opere idrauliche a supporto della lottizzazione.     
Una zona parecchio vasta dunque, e ciò lascia presupporre che anche il sito fosse piuttosto esteso. Stiamo parlando, come ha dichiarato il soprintendente (clicca qui per l'intervista ) di un “contesto insediativo” databile all’incirca tra il 5000 e 5300 a.C., cioè il neolitico antico, ritrovamento raro in generale ma “particolarmente importante per la rarità di ritrovamenti così antichi nel Padovano”.     
Ricordiamo che già nel 1997, sempre sotto l’allora direzione della Soprintendenza Archeologica del Veneto, vennero rinvenuti in via Bolzani, dei reperti preistorici tra cui diversi resti faunistici che poi, nel 2009, gli studiosi della Soprintendenza di Bolzano avevano datato al neolitico recente (4500-4300 a.C.). Essi provenivano per la maggior parte da animali domestici, ma anche selvatici, e presentavano tagli da strumenti per la lavorazione delle carcasse, evidenziando la presenza di esseri umani, in un contesto “che doveva essere ben ricoperto di vegetazione arborea forestale, ricca di radure, forse anche prodotte dall’uomo (…) caratterizzato da abbondanza d’acqua” 1

Se ai ritrovamenti, di relativamente modesta entità del 1997, si somma quello molto più importante di questi mesi e molto più antico,  in una zona assai più vicina al centro del paese, possiamo supporre con qualche ragione che il territorio di Maserà sia stato abitato fin dalle epoche più remote, appunto preistoriche, e magari con una certa continuità fino a tempi più recenti, dall’età del bronzo in poi, come confermano ulteriori risultanze archeologiche.     
La caratteristica dell’uomo del neolitico era quella di essere sia cacciatore che agricoltore ed una volta sfruttate le risorse del territorio, poteva decidere di trasferirsi altrove. Il terreno dove questo insediamento è stato rinvenuto è di natura argillosa (fino a qualche decennio fa sorgeva l’antica fornace dei mattoni, con annessa zona per il prelievo della materia prima) e tutto ciò fa supporre che nel luogo oggi chiamato Maserà fosse presente un cosiddetto “dosso fluviale”, ovvero un punto privilegiato dove quella popolazione preistorica ha pensato di costruire le proprie abitazioni con “pali di legno infissi in buche nel terreno che formavamo il telaio delle pareti a cui aderiva un incannucciato, a sua volta ricoperto di terra”

In conclusione, ed in attesa della pubblicazione delle risultanze da parte della Soprintendenza di Padova, per il momento possiamo solo dire che, grazie al “villaggio neolitico” di Maserà, bisognerà riscrivere un po’ di storia locale, non solo di questo comune ma anche dell’intero territorio. Naturalmente ci auguriamo anche, come dichiara il dott. Tinè nell’intervista, che la stessa Soprintendenza proceda alla realizzazione di quelle “attività di studio scientifico e di comunicazione pubblica” che l’importanza della scoperta richiede.     
Nel frattempo siamo assai impazienti di ricevere alcune foto degli scavi che la stessa Soprintendenza ci ha promesso e che dovrebbero arrivare a giorni. Appena in nostro possesso le pubblicheremo, a beneficio di tutti i nostri lettori.

 

1 UMBERTO TECCHIATI, Resti faunistici del Neolitico recente (III fase VBQ) di Maserà e Monselice (Padova) in E. Bianchin Citton, S. Rossi, P. Zanovello (a cura di),"Dinamiche insediative nel territorio dei Colli Euganei tra Paleolitico e Medioevo", pp. 107-120.

IL SITO NEOLITICO DI MASERA’ DI PADOVA - VIA ZANE

INTERVISTA AL SOPRINTENDENTE VINCENZO TINE’

Dottor Tinè, quando è stata fatta la scoperta e come è avvenuta?     
Il rinvenimento è avvenuto nel mese di giugno 2023 a seguito dell’esecuzione di trincee preventive richieste dalla Soprintendenza preliminarmente all’avvio delle opere di urbanizzazione a Maserà di Padova, in via mons. Zane. La ditta archeologica incaricata dalla proprietà è la Malvestio Diego & C. snc di Concordia Sagittaria.

Di che periodo preistorico si parla, quanti anni fa?     
Il rinvenimento di materiale datante (in particolare un caratteristico strumento in pietra noto come “bulino di Ripabianca”) rende possibile attribuire questo sito al Neolitico antico. Le recenti datazioni di tale periodo sono attestate nei siti neolitici di Lugo di Grezzana (VR) e di Vicenza-Dal Molin in un arco cronologico compreso negli ultimi secoli del VI millennio (5300-5000 a.C.)

Cosa è stato scoperto in particolare?     
L’ipotesi più plausibile è che si tratti di un contesto insediativo. L’abbondante presenza di concotto e il rinvenimento di un pozzetto-silos, molto ricco di fauna animale nonché di scarti di lavorazione della selce, concorrono a sostenere questa ipotesi preliminare di lavoro.

Come costruivano le loro abitazioni gli uomini di quel periodo?     
Il materiale da costruzione ritrovato più significativo è sicuramente il concotto. La tecnica di costruzione parrebbe simile a quella di altri insediamenti neolitici: pali di legno infissi in buche nel terreno formavamo il telaio delle pareti a cui aderiva un incannucciato, a sua volta ricoperto di terra.

Ci è sembrato di vedere da lontano uno scavo piuttosto grande. Quanto vasta è la zona presumibilmente interessata?     
I saggi sono stati condotti su un’area di circa 3000 mq mentre l’area indagata in estensione è di m 13 x 6.

Chi erano e come vivevano gli abitanti di quell’epoca? Erano stanziali? Allevatori? Coltivatori? Cacciatori pescatori, ecc.? Commerciavano?     
La diversa qualità di selce trovata in cantiere è sicuramente indizio di scambi. Accanto alla classica selce euganea di colore rossastro e marrone scuro si affianca, infatti, quella di colore giallo spento, biancastro tipica della Lessinia e sicuramente importata in questo contesto. L’abbondante presenza di fauna rivela l’importante contributo dell’allevamento a fianco dell’agricoltura.

Trattandosi di villaggio, sappiamo come era un villaggio preistorico dalle ricostruzioni ad es. di Revine Lago (TV). Era così anche qui?     
Revine Lago è una palafitta di epoca molto più avanzata rispetto al sito preso in considerazione (Eneolitico – età del Bronzo). L’ipotesi più plausibile sembra appunto quella descritta in precedenza (pali di legno infissi in buche nel terreno a formare il telaio delle pareti, n.d.r.).

È importante questa scoperta? Se sì perché? Quante scoperte di questo tipo e di questa antichità sono state fatte nel padovano e nel Veneto?     
Questa nuova scoperta è particolarmente importante per la rarità di ritrovamenti così antichi nel Padovano.

Quanto dureranno ancora gli scavi? E cosa succederà una volta terminati?     
Le indagini si sono concluse il 16 ottobre scorso. Sono state avviate le analisi paleozoologiche e quelle radiometriche per determinare la cronologia assoluta dell’insediamento.

Sappiamo che le soprintendenze hanno il ruolo, oltre che di tutela, anche di valorizzazione dei beni in questo caso archeologici. Cosa intende fare la soprintendenza di Padova in questo caso?     
Non trattandosi di resti monumentali, né in alcun modo valorizzabili in situ, saranno promosse attività di studio scientifico e di comunicazione pubblica.

Direzione lavori: Funzionario archeologo dott.ssa Elena Pettenò     
Supervisione scientifica: Soprintendente dott. Vincenzo Tinè

Padova, 31.10.2023

Veduta generale dell'area di scavo a conclusione delle operazioni di ricerca. Si documentano, in negativo, buche di palo e pozzetti.

Dettaglio di concotti in una buca che doveva probabilmente alloggiare più di un palo.

Le foto dell'area scavi sono per gentile concessione della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per l'area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso. Si ringrazia in modo particolare la dott.ssa Elena Pettenò.

Foto: Neolithic Village - ph:Biswarup Ganguly