CENTO ANNI DELL’ AREONAUTICA MILITARE? MA SCUSATE: E LEONINO DA ZARA DOVE E’ FINITO?
Quest’anno ricorrono i cento anni dell’aviazione militare italiana. Sarà capitato a molti di vedere la pubblicità dello sceneggiato su Francesco Baracca per la RAI che ne celebra l’anniversario. Ebbene, di certo non ci aspettavamo faville per questo centenario ma di sicuro nemmeno il totale silenzio delle nostre amministrazioni locali sull’opera di Leonino Da Zara.
Bisogna dire che qualche manifestazione locale sul centenario ci sarà, peraltro piuttosto in sordina. La verità è che la città di Padova e alcune amministrazioni comunali, secondo noi, avrebbero dovuto cogliere la palla al balzo, celebrare come si doveva e rendere finalmente giustizia a questo eccezionale pioniere del volo, senza la cui opera la nostra aviazione non avrebbe avuto quel percorso e quello sviluppo che, iniziato nel 1909 ha visto poi la fondazione dell’arma aerea nel 1923.
Se si vanno a leggere i saggi come: “Cent’anni di volo a Padova” di Elisa Ruggero (Aracne 2010), che raccoglie gli atti di un convegno tenuto in città all’epoca, oppure il libro di Luigi Luppi “Padova nella storia del volo” (Signum 1984) si può ben comprendere cosa andiamo affermando in queste brevi righe.
Se è pur vero che l’aeroporto romano di Centocelle risulta il campo di aviazione militare più vecchio d’Italia (anticipando di qualche mese l’aerodromo “Leonino Da Zara” primo aeroporto civile del Paese, che sarà poi riconvertito dal proprietario ad uso militare) è altrettanto vero che l’incessante e instancabile opera di “proselitismo” alla causa aerea del Da Zara, presso enti, ministeri, militari, giornali e quant’altro è stata la molla sulla quale poi è scattata, sebbene a tardiva imitazione di altri paesi europei, la volontà delle autorità nostrane di dare vita al primo nucleo dell’aviazione militare.
Ma il volume che si dovrebbero leggere tutti i nostri amministratori locali che hanno ignorato la figura di Leonino, è quello, in parte autobiografico, intitolato “La storia del volo” uscito nel 1936 a Roma per gli Istituti Augustei. Qui, con ampio utilizzo non solo della memoria ma di documenti originali, si capisce bene come Da Zara non si fosse assunto il ruolo di “pioniere” o “intrepido pilota” per gioco, dandy annoiato “sportsman”. Egli non solo ha collezionato riconoscimenti, targhe, medaglie di ogni tipo, pergamene e menzioni da parte delle autorità italiane e di svariati paesi europei, Francia in primis, Brasile, ecc. : il suo scopo era un altro.
Lo scopo di da Zara ad un certo punto fu di creare quasi dal nulla, con pochi altri e promuovere questa nuova arma aerea accanto al già affermato dirigibile con un sostanziale, diremmo fondamentale, impulso teorico e pratico: teorico con proposte di legge portate in Parlamento per la regolamentazione del volo aereo e pratico con l’addestramento, di persona a Bovolenta, di alcuni dei primi piloti militari, già nel 1910.
Fu una sua donazione dei terreni poi a permettere la costruzione dell’aeroporto di Aviano; ricordando anche come fu Da Zara il fondatore del primo aeroclub d’Italia, poi trasferito a Roma, dove divenne presidente e molto altro.
Tuttavia, a dare la spinta finale, a convincere tutti della necessità di una forza aerea, alla vigilia della guerra di Libia (dove per la prima volta al mondo venne sganciata da un italiano una bomba -a mano- da un apparecchio volante) fu la grande sottoscrizione nazionale dal titolo “Date ali alla Patria”. Questa sottoscrizione, ideata, sostenuta con l’utilizzo di manifestazioni sportive e fiere, sagre paesane e piccole feste tra amici, che ha visto Da Zara girare tutta l’Italia per i discorsi e i comizi ha fruttato milioni di lire ed egli stesso ha contribuito con un aereo intero (allora costavano cifre pazzesche). Tanto fece Leonino che per la serata conclusiva il Re Vittorio lo volle al suo fianco al gran banchetto di gala a Roma.
Di certo non staremo qui a ricordare tutti i momenti nei quali si può ben affermare che Leonino Da Zara è stato forse colui che, agli albori del volo, più ha creduto che si potesse costituire un’arma aerea da affiancare alle altre. Basta vedere la foto qui sopra, tratta appunto dal suo “Storia del volo” ritratto accanto al fondatore dell’aeronautica militare Moris per farsene una idea. Ma, di cose da dire su questo personaggio, proprio in occasione di questo centenario, ce ne sarebbero state molte.
Poi si dice che le nostre zone non attirano turisti, che sono zone “morte” che qui non accade e non è mai accaduto nulla di rilevante.
Dunque perché tacere l’opera di quest’uomo? Perché far passare la convinzione che i meriti siano solo di altri? Peccato, ecco una occasione, al momento, clamorosamente persa per fare del bene alla nostra memoria, alle nostre zone e anche a Leonino, dimenticato ancora una volta, e questo a noi dispiace moltissimo.
Casalserugo e dintorni