Il passaggio delle Pecore.
di Ignazio Canesso
Uno dei ricordi più belli di noi ragazzini degli anni 40 del secolo scorso che abitavamo vicino al canale Roncajete, e al Ponte della Riviera, era quello di vedere e assistere al passaggio delle pecore.
Questo avveniva generalmente da metà inverno, fino ai primi giorni di Aprile.
Di questi gregge in quei tempi se ne vedevano molti, e le pecore di ogni gruppo erano molto numerose, (a detta degli anziani) 2-300, e spesso venivano calcolate anche dal numero degli asini molto tranquilli e ben carichi di: coperte, tabari (mantelli), teli impermeabili, grandi e grossi ombrelli e tanto altro, con l’immancabile caliero (aiolo) per fare la polenta.
In genere i pastori erano due o tre, con suoi rispettivi e ammaestrati cani, che per noi era una meraviglia vederli quando questi, ricevevano un ordine, partire e portare in gruppo la pecora che si era allontanata troppo, o che si fosse attardata.
Gli agnellini poi erano un incanto, e il nostro pensiero era quello di sapere come avrebbero trovato la propria mamma, nel mezzo di tutte quelle pecore, ma spesso la nostra curiosità era subito appagata, perché dal folto del gruppo, una pecora belava e da lontano un belato più lieve rispondeva e di corsa si incontravano, l’agnellino (spesso erano due) inginocchiato cominciava la poppata agitando il codino, e la mamma che lo leccava.
Gli agnellini appena nati, facevano fatica a seguire il gruppo e le mamme belando ritardavano pure loro il cammino, allora i pastori li prendevano in braccio, o li mettevano in una sacca e li caricavano sul dorso degli asini.
Quando poi tutto il gregge si allontanava, ci sentivamo un po' tristi. Quante volte abbiamo immaginato, e desiderato che un agnellino si fosse attardato e smarrito, (cosa impossibile), noi portarselo a casa e allevarlo col “ciucio” (biberon). Quante volte abbiamo chiesto al papà che ci comperasse un agnellino, ma le pecore hanno bisogno di vivere in gruppo, così per accontentarci, ci ha comperato una capretta.
In foto i due fratelli con capretta, anni 40
Il passaggio delle Pecore.
Che maraveja quando le piegore passava,
che stupore par noaltri toseti che vardava.
On agheleto pianseva,
e so mama che coreva.
La scumissiava a lecarlo,
e subito dopo a latarlo.
Vedare sto agneleto che popava,
la jera na vision che te caressava.
Fare i pastori, noaltri toseti saria belo disemimo,
ma i disagi: piova, neve, fredo, no conossevimo.
Pensavimo solo ai agneleti e ai cani maestrà,
che i obediva e che gavevimo tanto desiderà.
Se consolavimo co la vivace e vispa cavareta,
ma sognavimo senpre la bea e cara piegoreta.