La famiglia Da Zara i maggiorenti cittadini

Nella ricostruzione del centro di Maserà del signor Bruno Lazzaretto si notano i rifacimenti ottocenteschi della ex corte benedettina, iniziati con Moisè Da Zara e proseguiti con il figlio Giuseppe entrambi sindaci di questo comune e da loro questo complesso poi ha preso il nome che porta ancora oggi.

LA FAMIGLIA DA ZARA II parte

(*) Dott.ssa Cristina Ravara Montebelli, archeologa e amministratrice YourBoost srls.

Saul detto Paolo, come abbiamo già visto, aveva tre fratelli ed una sorella, Anna, della quale è nota solo la data di nascita: 11 ottobre 1818.
Il 5 dicembre 1819 era nato il fratello Sabato o Sabbato, in ebraico Sabbatai Aziz, morto nel 1847 a soli 27 anni, del quale abbiamo solo le informazioni che si ricavano dalla sua lapide funeraria, ancora oggi visibile nel cimitero ebraico di Via Campagnola a Padova, scritta in ebraico e con questa frase in italiano “per senno sempre nobilissimo”, che fa pensare avesse studiato all’Università.
Dopo solo due anni, il 1 novembre 1821, era nato Marco, che abitò per tutta la vita con il fratello Moisè e la sua famiglia, nella casa padovana di via Spirito Santo n. 970, perché era celibe.
Negli atti civili è indicato come dott. Marco, quindi si doveva essere laureato all’Università di Padova e nel 1868 era diventato maggiore del secondo battaglione della Guardia Civile. Questo è anche l’anno in cui entrò a far parte del Consiglio di Amministrazione delle Assicurazioni Generali, per poi diventarne Revisore, carica che mantenne fino alla morte, sopraggiunta il 9 giugno 1887, quando fu sepolto nel cimitero ebraico di via Sorio, a Brusegana.

Moisè da Zara (1825-1879)

Il fratello di Saul e Marco che incise maggiormente nella vita politica ed economica di Padova e Maserà è l’ultimo figlio della coppia Giuseppe da Zara e Lattes Bellina, Moisé nato a Padova il 5 dicembre 1825.
A soli 23 anni, nel 1848, Moisé è ufficiale della Guardia nazionale padovana, insieme al fratello Saul, ed anche lui si è laureato all’Università di Padova, perché è indicato negli atti civili come dottore.
Il sodalizio con una delle famiglie ebraiche più importanti e facoltose di Padova, avviene il 26 maggio 1852, quando sposa Carolina Trieste (1830-1885), figlia di Moisé e di Sara detta Nina Luzzatti.
Il nome di Carolina Trieste compare nel 1870 nell’elenco delle “Signore Cooperatrici” dell’Ospizio Marino Veneto per la cura dei bambini scrofolosi e in questo stesso anno Moisé diventa sindaco del Comune di Maserà, come risulta dal Calendario generale del Regno d'Italia.
Nel mese di aprile è a Casalserugo, da dove invia una relazione alla rivista Il Raccoglitore, organo ufficiale della Società d’incoraggiamento per l’Agricoltura e l’Industria di Padova, con questo dettagliato resoconto sull’andamento della produzione agricola di Casalserugo:

"Non manco di rassegnare, forse un poco tardi a codesta onorevole Presidenza qualche cenno sui raccolti dell’anno scorso 1869 riferibile a Casalserugo.
Il prodotto delle gallette non corrispose alle speranze che si nutrivano, e si constatò che tutte le sementi qual più, qual meno erano infette, comprese le originarie giapponesi; soltanto quelle poche pervenute dalla casa Maynard ne andarono pressoché illese.
In quanto al frumento se ne può calcolare un quarto meno dell’anno antecedente, con peso peraltro maggiore, sebbene le continue piogge al momento della mietitura non abbiano mancato di recargli qualche danno.
Non avendosi potuto dapertutto eseguire la semina del furmentone in tempo utile, e ciò pell’eccessiva umidità, così anche questo raccolto fu inferiore a quello dell’anno antecedente.
Sebbene la crittogama tentasse di annichilire il prodotto dell’uva, pure a forza di zolfo si ottenne in questo Comune una quantità di vino superiore a quella degli anni scorsi."

Albero genealogico della fam. Da Zara

In una Guida della provincia di Padova degli anni 1871-72, Carolina Trieste Da Zara è indicata come direttrice di una scuola femminile ubicata presso la loro abitazione in via Santo Spirito, mentre il “Cav. Da Zara Dr. Moisé”, nel frattempo insignito del cavalierato dell’Ordine di San Maurizio e Lazzaro, figura come “Assessore effettivo” del Comune di Padova, oltre che sindaco del Comune di Maserà.
Nel 1872 invece la rivista ebraica L’educatore israelita, annuncia il conferimento al Da Zara del titolo di Ufficiale della Corona d’Italia.
La famiglia del suocero era impegnata da tempo nel commercio e manifattura della seta, come avremo modo di dire in altra sede, quindi non stupisce che Moisé sia coinvolto nella costituzione della Società Veneta per l’industria serica, costituita a Padova il 6 marzo 1873, della quale era anche segretario oltre che membro del Consiglio di Amministrazione.
Il 16 aprile dello stesso anno con Regio Decreto veniva approvata la costituzione della Società con capitale nominale di 5.000.000 di lire diviso in 20.000 azioni da lire 250 ciascuna con lo scopo di “esercitare per conto proprio e per commissione la filatura e la lavorazione delle sete, fare anticipazioni ai filatori e sovvenzioni sovra materie seriche, promuovere, partecipare ed esercitare le altre industrie affini a quella della seta”, ma pochi mesi dopo la Società chiudeva i battenti.
In qualità di assessore Da Zara sostituiva spesso anche il sindaco di Padova, come era accaduto il 2 giugno del 1879 in occasione dell’inaugurazione della lapide con busto di Alfonso La Marmora, sotto la Loggia Amulea oggi uffici comunali, quando lesse il discorso al posto del sindaco, che era impegnato in Parlamento.

Busto di Alfonso La Marmora


Il 23 settembre di quello stesso anno però “spegnevasi a Padova una preziosa esistenza” come ricorda il Vessillo Israelitico, Moisé da Zara moriva colpito da un improvviso malore uscendo dal Consiglio Comunale di Padova: aveva solo 55 anni.
La rivista Mosé ricorda che “nel giorno antecedente aveva diretto quello del Comune di Maserà, dove era Sindaco, mentre pochi giorni prima aveva rappresentato la Città nel passaggio dei nostri Augusti Sovrani per la stazione di Padova”. La rivista traccia poi il profilo biografico del Da Zara, che per la sua importanza in questo contesto, riportiamo:

Da circa quattordici anni entrò nell’amministrazione del nostro Comune, dove rimase costantemente: fu per lungo tempo Assessore Delegato, disimpegnando le sue funzioni con grande attività, e con vantaggio del pubblico servizio. Negli affari comunali aveva idee larghe, sicure, così lontane dalla grettezza, come da spreco inutile, pericoloso.
Era di quegli amministratori, che, senza menar vanto di ciò che fanno, contribuiscono assai, coll’opera loro, al buon andamento di un pubblico ufficio.
Gli impiegati del Municipio avevano nell’assessore Da Zara un vero padre: ogni qual volta si trattò di migliorarne la posizione, di procurar loro un vantaggio, trovarono in lui l’appoggio più spontaneo ed efficace. […] Dotato di una mente perspicace e di una coltura non comune, aveva pronta la giusta soluzione di ogni questione sia nella pubblica cosa come nei suoi privati affari.
Riservato nella scelta degli amici, nutriva una sincera amicizia per quelli che egli sapeva nutrire un eguale sentimento per lui.      
Franco ed uguale con tutti, più che non s’usa oggidì, non mutò mai d’avviso per compiacente debolezza o per ingordigia di lucro, e ci risuona ancora nell’orecchio un roboante no da lui emesso in una seduta, rimasta famosa, di un Istituto di Credito, benché in tale occasione i parenti ed amici fossero di parere contrario al suo.

Il funerale fu solenne. Prima delle ore 9.00 già una folla si accalcava in Via Spirito Santo per l’accompagnamento del carro funebre, preceduto dal vessillo della Comunione israelitica. Oltre ai rappresentati della Comunione israelitica e del Tempio israelitico di rito italiano, di cui Da Zara non solo era membro attivo, ma per tre anni era stato Direttore della Comunità e per ben 20 anni Presidente dell’Oratorio, si affollavano intorno al feretro molti cittadini e rappresentanti delle principali istituzioni, compresi “i consiglieri di qualche comune vicino, specialmente del Comune di Maserà, di cui era Sindaco solerte, attivissimo, e molti coloni di casa Zara. Anche la Stampa vi era rappresentata”.
Fu sepolto come il fratello Marco nel cimitero ebraico di via Sorio, a Brusegana.
Per suo volere la famiglia aveva elargito 4000 lire alla locale Congregazione di Carità, di cui, 500 distribuite ai poveri della parrocchia e 500 ai poveri israeliti, inoltre erano state elargite lire 200 alla Congregazione di Carità del Comune di Maserà.    
Queste furono le parole del Presidente della Congregazione di Carità del comune di Maserà al funerale:
“Oh! Mosé, meglio che sindaco, affettuosissimo padre, al funestissimo annuncio di tua morte che diranno di te i poverelli di questo Comune? Di te, che per la nobiltà del cuore, mai una volta negasti il sussidio ai medesimi, ma che anzi le tante volte per l’acutezza del tuo intelletto lo prevenisti? Di te, che se in ogni tempo specialmente lunedì decorso, assistito da una corona di Consiglieri veramente nobili di cuore, e che ti ebbero sempre qual loro Duce e Maestro sfidasti con saggi preventivi i terribili assalti della malasuadente fame? Di te a cui piacque or non è guari d’insinuare, o meglio imporre il provvido consiglio: non doversi permettere alla Congregazione di Carità che i poverelli domandino due volte un pane, ma che si dovesse scrupolosamente praticare l’Evangelico detto, da te stesso ripetuto: Petite et dabitur Vobis? Di te…Ah! Che qui mi cade di mano la penna, e mi è d’uopo di tutto dire, di tutto lodare con questa sola eloquentissima verità: Che per la morte di Moisé cav. Da Zara, ai poverelli di questo Comune toccò la massima delle odierne sventure”.        
Carolina era rimasta sola a gestire la famiglia insieme ai figli Giuseppe, Nina, Leone ancora minorenne ed il cognato Marco.

(Fine seconda parte - segue)


Fonti documentarie:
ASPD, Anagrafe Padova Nati-Morti 1739-1836, Lettera Z.
ASPd, Censimento, Fogli di Famiglia, n. 970.

Bibliografia:
C. Ravara Montebelli, Diplomatici e personalità ebraiche a San Marino (XIX - prima metà XX sec.), Bookstones, Rimini 2019 in versione Ebook.
D. Malkiel, Stones Speak: Hebrew Tombstones from Padua, 1529-1862, Leiden 2014, p. 316 e p. 336.
Guida indispensabile per la Città di Padova, Padova 1868, p. 73.
G. Stefani, Il Centenario delle assicurazioni generali: 1831-1931, Trieste 1931, p. 271.
D. Legrenzi, Cinque giorni del mese di giugno 1848 in Padova, Padova 1848, p. 49.
Ospizio marino veneto relazione del comitato promotore di Padova sulla cura de’ scrofolosi, Padova 1870, p. 24
Il Raccoglitore. Giornale della Società d’incoraggiamento in Padova, serie II a. VII, nn. 13-14, aprile 1870, p. 183.
L’educatore israelita, Vercelli 1872, p. 185
Il monitore delle assicurazioni, anno II, Trieste 15 marzo 1873, n. 6, p. 6.
Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, 4 giugno 1879, n. 130, p. 2199
Vessillo Israelitico, vol. XXVII, 1879, p. 317.
Mosè. Antologia Israelitica, a. I, 1878, p. 390.