Correva l’anno 1909, uno studente dell’Università di Padova, sardo figlio di possidenti con origini savoiarde, tale Raoul Chareun anziché ottenere profitto frequentando professori come Levi Civita o Severi o De Marchi, preferiva starsene al Pedrocchi e fare gustose vignette satiriche sulle persone in vista di Padova.
Qui vediamo la signora Bona Benvenisti Viterbi, una autentica celebrità dell’epoca per i suoi numerosi impegni nel sociale e per il suo salotto frequentato dalla crema della città. Bona Benvenisti era la moglie di Giuseppe Viterbi, ebreo, assessore comunale a Padova e anche a Maserà (in questo secondo caso per moltissimi anni). Anche lui era un autentico personaggio, figlio di un rabbino si dice facesse l’avvocato solo come attività sportiva in quanto la sua vera passione era la politica. Mentre la moglie si distinse durante la prima guerra per avere dato vita a una incessante opera in favore dell’assistenza ai feriti, alle vedove, agli orfani il marito diveniva sempre più ricercato da tutti per la sua capacità di dare sempre il consiglio giusto ed era un grande oratore.
Una volta, messo in secondo piano da un discorso del famoso senatore Luzzatti ad una inaugurazione, il quale stava esaltando un po’ troppo la tradizione cristiana citando e recitando il Vangelo a memoria il Viterbi sbuffava vistosamente e quando l’oratore citò il profeta Isaia si sentì l’assessore ebreo che esclamò: “finalmente ha dato la parola anche a uno dei nostri!”. Ah: il disegnatore poi diventò uno dei più grandi illustratori del novecento italiano col nome d’arte di Sinopico
(La foto da: “Eterno Femminino” di Sinopico a cura di Giuseppe Toffanin)