Bartolomeo Breda, corografia dell'agro padovano, 1615, Padova Musei Civici (part.)
Premessa: quale territorio vogliamo raccontare
Cartura ha, con Masera' e Casalserugo, molto in comune. Del resto tutti e tre questi centri abitati condividono con tutti gli altri della campagna a sud di Padova storia e, si spera, memoria. Ed e' per questo che lentamente e speriamo inesorabilmente, questo sito tenta di allargarsi sempre di piu', perche' siamo convinti che al di la' di tutto c'e' una memoria preziosa da preservare.
Lo storico estense Francesco Selmin, negli splendidi volumi da lui curati (gli "Atlanti storici della bassa padovana" del 2013 e 2014 ) inserisce Cartura nella bassa ma non Masera' e Casalserugo; questa e' solo una curiosita', una convenzione geografica dato che, al modesto parere di chi scrive, localita' come Cartura, Gorgo, Cagnola, Pernumia, Bovolenta, le due Carrare, Terradura, Masera', Bertipaglia, Casalserugo, persino Pontelongo sono troppo legate tra loro per non parlare di una zona "unica", come giustamente faceva notare gia' nel 1988 il bel libro (poi ripreso e ampliato nel 2007) del consorzio delle Pro-Loco locali, che pero' includeva anche Albignasego e Piove di Sacco, questi ultimi due, con storie parecchio diverse dal resto delle altre localita' citate.
Altri storici locali invece preferiscono parlare di specificita' del territorio conselvano, ed infatti I. Cavallaro, nel suo "Vita e storia in 16 comuni" (1979) descrive molto bene l'unicita' di una zona che va da Anguillara a Masera', da Candiana a Casalserugo, passando per Tribano, le due Carrare, ovviamente Conselve, Bagnoli, Cartura, ecc.
Tutti i comuni citati, naturalmente, tengono molto alle differenze con gli altri e di questo devono andare ben fieri. Per dire: Masera' dovrebbe andare orgogliosa della sua Corte, di chi vi ha abitato e della storia che ha, Casalserugo dovrebbe essere ben felice e geloso delle sue origini nobili e della storia passata tra le sue campagne, con Leonino Da Zara; Cartura certo non dimentica la sua importanza passata testimoniata ad esempio dallo spettacolare affresco "Assunzione della Vergine al cielo" del Tiepolo conservato nella sua Chiesa, figuriamoci Carrara Santo Stefano, Pernumia e potrei continuare con tutti gli altri centri abitati: piccoli, medi e un po' piu' grandi.
Vecchia cartolina di Cagnola
Allora cosa rende un territorio fatto di tante unicita' gelose ed orgogliose della propria storia, un territorio "unito"? Sinceramente una idea me la sono fatta. Avete mai visto quelle foto di un volto che, se lo ingrandite vedete che e' composto a sua volta di tante piccole foto di volti? Stessa cosa. Una zona geografica, un territorio, specie in Italia e quindi anche qui da noi, e' fatto di tante piccole tessere ciascuna fatta e finita, tra l'altro fiere di essere l'una diversa dall'altra. Cio' che le unisce a formare un grande ed unico volto sono: la storia (che per larghi tratti e' storia comune), le vie di comunicazione, gli interscambi economici e di idee. Un pezzo di territorio a sud - sud/est di Padova quindi puo' essere inserito in un discorso complessivo perche' ha tante cose che tengono insieme queste piccole "foto" a formare l'aspetto finale.
Dunque se parliamo di storia ecco che molti centri condividono le vicende che vanno dai romani alle invasioni barbariche e piu' oltre; gli statuti dei liberi comuni, i grandi possedimenti ecclesiastici, i grandi latifondisti, le bonifiche, le famiglie nobili, ecc. Se parliamo di vie di comunicazione allora parliamo di canali e fiumi che hanno unito i nostri luoghi dal medioevo a oggi, il Battaglia, il Vigenzone, Il Roncaiette, Il Biancolino, ecc.; ma poi, piu' recentemente la via ferrata della "Veneta" con le fermate che da Masera' a Bagnoli scandivano l'afflusso di merci e persone, ovvero soldi ed idee. Percio' ad un certo punto abbiamo avuto un territorio unico anche nella principale delle nostre attivita' economiche: l'agricoltura. Le nuove idee di sfruttamento imprenditoriale delle campagne che si affacciavano all'alba del 900, e parlo della coltura intensiva con l'ausilio delle macchine, parlo della barbabietola da zucchero, unitamente alla costruzione del piu' grande zuccherificio d'Italia, hanno segnato nientemeno che una parte fondamentale della crescita del nostro reddito, il progresso insomma.
INIZIAMO A PARLARE DI CARTURA CON UNA CURIOSITA' SUL MONUMENTO AI CADUTI
Mentre si ragionava di Cartura ci e' saltata davanti un articolo e questa FOTO, tratta dalla Difesa del Popolo: un gruppo di studenti del paese che, innanzi al monimento ai caduti, assistono ad una cerimonia in ricordo della Grande Guerra.
Monumento dei caduti di Cartura
Inutile nasconderlo, balza agli occhi subito questo guerriero, praticamente nudo che si scaglia in avanti con la spada; ben diverso ad esempio del monumento a Masera' (due lapidi) ma anche da alcuni gruppi marmorei pure gonfi di patriottismo. Questo ( e altri dello stesso filone, non tanti per la verita') si differenzia per una voluta mancanza di "pudore": un eroe senza macchia e senza paura (e senza vestiti) con lo spadone proteso in avanti e lo scudo all'altro braccio, intento ad offendere il nemico. Si direbbe che racconti una storia, ma non quella della prima guerra, che pure vuole ricordare, bensi' un'altra storia che, nell'idea di chi l'aveva commissionato, doveva essere fulgida ed eterna come quella degli antichi eroi greci e romani da cui il monumento prendeva spunto.
Ovviamente sto parlando del fascismo e della sua retorica che nel caso di Cartura pero' ando' a sbattere contro... il prete.
Andiamo con ordine: dopo le grandi lotte tra agrari fascisti e sindacati socialisti del "biennio rosso" (1919-1920) che hanno visto soccombere i secondi,le camicie nere, sull'onda (incontrastata) di questa vittoria riuscirono ad imporsi con la forza e le minacce a sindaci e consiglieri comunali delle nostre zone, tanto che, gia' prima della marcia su Roma e della presa di potere di Mussolini (ottobre 1924), Cartura ad esempio aveva gia' il suo bel sindaco fascista di una giunta fascista: il consiglio comunale del paese infatti e' stato sciolto di forza nel 1922. Il 9 novembre 1924, dunque dieci giorni solamente dopo la marcia su Roma, ma in occasione della ricorrenza della fine della prima guerra, viene inaugurato il monumento ai caduti. Questo significa che la commissione era gia' stata affidata ben prima della presa del potere ufficiale di Benito, almeno un anno prima, segno che il fascio locale era ben saldo da tempo.
I "camerati" locali infatti avevano ben recepito le idealita' ed anche le disposizioni del fascismo, che pure attraverso il culto dei caduti voleva segnare la sua epoca. Dunque basta ai fanti morenti, alle mamme piangenti dei monumenti fatti negli anni immediatamente a ridosso del termine del primo conflitto mondiale. Il soldato percio' deve diventare, secondo il nuovo credo, l'Uomo Nuovo che esce rigenerato dalla Grande Guerra e questa volonta' si deve manifestare rappresentando un soldato/eroe mitico, giovane (la giovinezza come simbolo appunto dell'eterna vigoria), nudo come gli antichi e immortali Dèi greci e romani, con le apparenze gentili e tuttavia possenti. Secondo il fascio dunque questi accorgimenti "estetici" avrebbero dovuto esprimere agli occhi delle masse ignoranti e contadine il concetto che la guerra aiuta gli uomini ad acquistare consapevolezza di sé stessi e della propria mascolinità, spingendoli quindi ad abbracciare con ancora piu' convinzione la politica del fascismo che di questi ideali si faceva portatore.
"Guerriero Ignudo"
Dunque la statua bronzea destinata ai carturani e voluta dai fascisti locali viene condotta davanti al sagrato della chiesa, il posto migliore per eccellenza. Quando pero', alla presenza delle autorita' e della popolazione tutta, la statua viene scoperta, con quel bel giovane palestrato e nudo e con lo spadone ritto innanzi, voi capite che le masse contadine e presunte ignoranti hanno iniziato un mormorio che non e' difficile da immaginare. Naturalmente non c'ero e la cronaca della giornata e' trionfale, ma tutto cio' si deduce da quello che e' successo dopo. Fin da subito sono partite le critiche feroci degli ambienti cattolici. Il prete di allora, il mitico don Giovanni Sartori scrive: " 9 novembre 1924. Inaugurazione del monumento ai caduti sul sagrato della chiesa. In bronzo, sopra un piedistallo in macigno rappresenta un guerriero quasi del tutto ignudo con la spada sguainata; le proteste in proposito non furono ascoltate. E' opera del prof. Giovanni Milani di Monselice e costo' circa 25 mila lire raccolte fra la popolazione da apposito comitato ". Da notare che Giovanni Milani oltre ad essere uno scultore era un fervente fascista e assieme al maseratese Augusto Calore, divenne deputato del fascio alle elezioni del 1929.
Piazzale della chiesa di Cartura, qui era la posizione originaria del monumento ai caduti
La polemica e' durata decenni, ben piu' del fascismo e si e' rinfocolata quando il monumento e' stato modificato con l'aggiunta delle lapidi dei caduti nella seconda guerra. Alla fine pero' la Chiesa, ben piu' solida e duratura di un "misero" ventennio in camicia nera e di qualunque altro potere temporale, l'ha spuntata definitivamente e negli anni '60 il giovane ignudo e' stato trasferito, scudo e spadone compresi, dove si trova oggi.
Dunque, se siete arrivati fin qua a leggere e' segno che la storia dei Cartura vi interessa.
LANCIAMO UN APPELLO AGLI ABITANTI DI CARTURA: AVETE DELLE FOTO CHE RITRAGGONO IL MONUMENTO DOVE ERA STATO POSIZIONATO IN ORIGINE? MAGARI FATTE APPENA DOPO L'INAUGURAZIONE ? MANDATECELE E NOI LE PUBBLICHEREMO CON IL VOSTRO NOME E CON IL VOSTRO ARTICOLO DI STORIA LOCALE SE VORRETE SCRIVERNE UNO! Casalserugo e dintorni vi aspetta!!
Ricerca e testo: Ennio Chiaretto
Foto: Ennio Chiaretto, Giuseppe Tiozzo
Foto della cerimonia con gli studenti da : La Difesa Del Popolo del 12-8-17
Il virgolettato di Don Sartori e' tratto da: Cartura con Cagnola e Gorgo, di Don Guido Beltrame, Conselve 1996
Ci siamo avvalsi, come spunto, di una Tesi di Laurea: Silvia Zava-Il dovere della memoria il censimento dei monumenti ai caduti della grande guerra a Padova e provincia. UNIVE, A.A. 2011/2012
Nota: per poter riprodurre testo e/o foto è necessario citare la fonte: Casalserugo e dintorni