L'omicidio di don Luigi Bovo

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Esattamente oggi, il 25 settembre 1944 veniva ucciso a Bertipaglia il parroco, don Luigi Bovo. Partendo dalla biografia di un nostro illustre concittadino, il medico e scrittore Tarcisio Bertoli, ho avuto modo di appassionarmi alle sue vicende personali che lo hanno visto, da fervente cattolico, comandante partigiano durante la resistenza (1943-45) proprio a Maserà e dintorni. Egli ha avuto modo di descrivere, romanzandole, molte vicende accadute qui, tra le quali mi ha molto colpito la storia dell’omicidio del parroco di Bertipaglia, Don Luigi Bovo, appunto: azione però mai rivendicata da nessuna formazione partigiana.
Bertoli allora celava la sua appartenenza alla lotta armata contro il nazifascismo con il fatto di essere studente in medicina (eserciterà la professione a Bertipaglia solo qualche anno, dopo la guerra, prima di trasferirsi a Villa Del Conte) e da quella posizione lui afferma di avere veduto tra i primi il cadavere del povero prete ed anche di avere curato il ragazzo, preso qualche mese dopo e accusato dell’omicidio; si trattava del ventunenne Artemio Zamborlin di Pontelongo che sarà giustiziato in piazza Bertipaglia l’otto di aprile del 1945.

Il XX Settembre e gli Italiani

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Il 20 settembre del 2020 cadranno i 150 anni esatti dalla famosa “breccia” di porta Pia, ovvero quando Roma fu sottratta al potere temporale dei Papi, divenendo in seguito la capitale d’Italia. Sul significato di questa ricorrenza, delle conseguenze che ciò ha comportato nell’immediato e che e si dilatano sino ai giorni nostri, ce ne parla in un breve saggio in esclusiva per Casalserugo e dintorni la professoressa Liviana Gazzetta, storica, presidente dell’Istituto per la Storia del Risorgimento, delegazione di Padova, ricercatrice, autrice di numerosi saggi.

Una ricorrenza che non scalda i cuori. Il XX settembre e gli italiani

Tutto lascia capire che difficilmente il 150° anniversario della presa di Roma, che cade quest’anno, avrà il giusto rilievo nel dibattito pubblico. E non solo per colpa della pandemia. A differenza di altri momenti della storia nazionale, e anche della storia risorgimentale in senso stretto, la data del XX settembre non sembra aver fatto ‘breccia’ nella coscienza collettiva e nella simbologia nazionale.

Donna Ernesta Segre Da Zara

Ernesta Da Zara logo

Dott.ssa Cristina Ravara Montebelli

(*) Dott.ssa Cristina Ravara Montebelli, archeologa e amministratrice YourBoost srls.

Donna Ernesta Segre Da Zara e l’alta società italiana Ernestina o Ernesta, come preferiva farsi chiamare, nasce a Vercelli nel 1865, figlia di Pugliese Celestina e del Cav. Giacomo Segre (o Segré a seconda delle diverse grafie), ma come abbiamo già avuto modo di scrivere, si vociferava fosse figlia illegittima del famoso letterato Cesare Cantù. Il 30 marzo 1886, la ventunenne Ernesta si unisce in matrimonio a Milano con il ricco possidente e finanziere padovano Giuseppe Da Zara, di ben 10 anni più vecchio di lei e forse questa differenza di età deve avere inciso sui loro ménage coniugale. L’unione è salutata da opuscoli d’occasione offerti dagli amici delle due famiglie, nei quali sono pubblicati importanti documenti inediti come una “Lettera ai suoi genitori” di Giovanni Battista Belzoni oppure l'inedita lettera di Massimo d'Azeglio alla moglie Luisa Blondel o ancora la poesia inedita dello scienziato Emilio Morpurgo, offerta dal suo giovane figlio, l’Avv. Guido Morpurgo, amico di famiglia.

Adriano Claudio Maritan

Un anno fa, l'11 aprile 2019, ci lasciava Claudio Maritan. Per Casalserugo e dintorni si tratta di una data da ricordare, perchè il contributo dato da Claudio alla riscoperta storica di un territorio, la sua generosità nel condividere conoscenze, l'essere presente quando ce n'era bisogno, sono cose che non si possono dimenticare. L'autunno precedente la sua scomparsa Claudio ci diede una intervista a cuore aperto, che abbiamo raccolto in un volumetto che proponiamo ai nostri lettori anche da sfogliare (qui sotto). Dentro c'è la sua storia, quella di Casalserugo e un pò anche la nostra. Un modo sincero di ricordarlo, senza enfasi e senza paroloni che sicuramente lo avrebbero anche disturbato. Tutto il lavoro di Casalserugo e dintorni si basa sulla memoria e, come ha detto qualcuno in questi giorni tristi: "noi non siamo ricchi ma abbiamo buona memoria". Grazie ancora a te, Claudio e grazie alla famiglia Maritan che ci ha aiutato in questo ricordo.
Giuseppe, Ennio, Casalserugo e dintorni.

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Il finanziere Giuseppe Da Zara

Stemma della casata e foto del finanziere Giuseppe Da Zara​

LA FAMIGLIA DA ZARA III parte

(*) Dott.ssa Cristina Ravara Montebelli, archeologa e amministratrice YourBoost srls.

Il finanziere Giuseppe da Zara
Dopo la morte del marito Moisè Da Zara, il 23 settembre 1879, Carolina Trieste era rimasta sola a gestire la famiglia, insieme ai figli Giuseppe, il maggiore; Nina, già sposata dal 1877 con il dott. Giorgio Bianchini di Rovigo, e Leone, ancora minorenne.
Nella divisione dei beni, a Giuseppe erano toccate le proprietà di Maserà e Bertipaglia con la Corte Benedettina, poi chiamata Corte Da Zara e la Villa Lion-Da Zara o Villa delle statue a Casalserugo, mentre a Leone erano spettati i terreni di Casalserugo e Bovolenta, con una parte di Pratiarcati, e i terreni a Pontelongo.
A Merlara la famiglia era già proprietaria di grandi estensioni di terreni, oltre 38 ettari, facenti parte del fondo “Castellaro”. Dopo le morte di Moisé, i suoi eredi, ovvero il fratello Marco, la vedova Carolina -quale rappresentante dei figli Leone, Giuseppe e Nina (autorizzata dal marito)- avevano richiesto ed ottenuto in concessione per 30 anni di deviare le “acque colaticcie delle risaie Serraglio e Valli Barbarigo”, per irrigare quei loro vasti terreni. Qui sorgeva anche la loro villa, detta Barbarigo-Venier, poi Da Zara, oggi ubicata in Piazza Martiri della Libertà n. 16.
All’una di notte del 17 gennaio 1885, nella casa di Via Santo Spirito n. 970 a Padova, moriva anche Carolina Trieste Da Zara, ancora debitrice di ben 470.000 lire verso i propri figli Giuseppe e Leone.

Un membro dell’alta finanza italiana
Alla morte del padre, Giuseppe aveva solo 24 anni.
Dopo il servizio militare, svolto nel distretto di Padova, nel 1880 Giuseppe inizia la sua luminosa carriera in campo assicurativo a Milano, dove conosce la ventunenne Ernesta o Ernestina Segre (o Segré), che sposa il 30 marzo 1886.
Ernesta, nata a Vercelli e residente nel capoluogo lombardo, era la figlia di Giacomo Segre, ma si vociferava fosse figlia illegittima del letterato Cesare Cantù e questa diceria non doveva essere del tutto infondata, dal momento che Cantù figura agli atti come testimone di nozze della sposa e regala alla coppia “un bellissimo cofanetto ed il proprio ritratto con affettuosa dedica alla sposa felice, in onore della quale ei volle dar pure una festa geniale, a cui intervenne l’eletta società milanese”.....