La mortalità infantile di Casalserugo nell'800

Infantile è la mortalità che colpisce i bambini tra la nascita ed il primo compleanno, o che in senso più generale riguarda i primi periodi (giorni, mesi, anni) della vita, nei quali i rischi di morte possono essere particolarmente elevati. Le cause di tali circostanze possono essere di due tipi: endogene od esogene. Le prime riguardano le condizioni della gravidanza e del parto o difetti congeniti del bambino, colpendo di conseguenza nei primi giorni e nelle prime settimane di vita; le seconde sono legate al rischio di contrarre malattie infettive, alle conseguenze di una scarsa o scorretta alimentazione, specie nella delicata fase dello svezzamento, e a condizioni igienico-ambientali precarie, caratteristiche in primo luogo del periodo dell’infanzia.

Nel regime antico la mortalità infantile era molto elevata e variabile da zona a zona, caratterizzata da una decimazione di bambini entro il primo anno di vita che andava da un quinto ad un terzo di essi: si passava da livelli un po’ più bassi del 200% in Inghilterra al 300% in alcune zone della Francia (A.Rosina, A. Zannini, da Storia della popolazione dalla caduta di Venezia ad oggi, cap.8 Mortalità infantile), ed ancora oltre in Italia, dove l'elevato rischio di morte nelle prime età della vita ha costituito in passato, fino all'inizio della transizione demografica, il principale fattore di freno dello sviluppo demografico; anche un livello di fecondità molto elevato, in tali condizioni, poteva garantire appena, nel lungo periodo, una crescita modesta della popolazione.

Condizioni igieniche, nutritive ed abitative del tutto insoddisfacenti (cause esogene) provocavano dappertutto una mortalità infantile davvero elevata, ma nonostante le informazioni circa le cause di morte e le tendenze evolutive della mortalità, risulta ancora difficile individuare e spiegare tutte le combinazioni di fattori che in tale contesto hanno provocato numerose differenze nel calo della mortalità: l’allattamento, la cura dei bambini, il livello d’istruzione delle madri, l’assistenza sanitaria, l’igiene e le differenze climatiche costituiscono un insieme di variabili esplicative spesso difficili da interpretare.

Considerando separatamente le componenti neonatale, postneonatale e quella dopo il primo compleanno, alla fine del XIX secolo si distinguono ancora due modelli di elevata mortalità negli anni dell’infanzia: uno, relativo alla zona a nord-est dell’Italia, in cui appare un’elevatissima mortalità nel primo mese di vita, che verrà confermata anche a Casalserugo, l’altro relativo alla zona meridionale, in cui ricopre un ruolo decisivo la mortalità postneonatale (Fig. 1.1, 1.2).

Per l’Italia, da un punto di vista demografico, il XIX secolo ha costituito un periodo di transizione caratterizzato soprattutto dal declino della mortalità, precisando che l’espressione transizione si avvale di un duplice concetto: transizione epidemiologica, che fa riferimento ai cambiamenti di struttura e livello della mortalità, e transizione sanitaria, che si estende ai cambiamenti sociali e di comportamento; nonostante la scarsità di informazioni circa il periodo pre-unitario, grazie ad una ricostruzione che sfrutta i dati su nascite e decessi è possibile delineare il meccanismo evolutivo che investì la penisola, in particolare il Veneto ed il comune di Casalserugo.

Fig. 1.3 Mortalità neonatale nelle regioni italiane (per 1.000)

Nel periodo 1818-1867, ancora poco dinamico rispetto agli ultimi decenni dell’Ottocento, il comune di Casalserugo si trovava in una posizione piuttosto elevata rispetto alla media regionale, pur mantenendo lo stesso ritmo decrescente nel passaggio da valori superiori al 400% nel 1831-40 a livelli inferiori a tale soglia (Tab. 1.1).

Fig. 1.4 Mortalità infantile in alcune regioni italiane e a Casalserugo dal 1821 al 1870

Anche nel resto della regione veneta la fase di transizione avvenuta nel corso del XIX secolo si è rivelata abbastanza omogenea, evidenziando l’influenza di fattori comuni sul territorio (Tab. 1.2 e Fig. 1.5); ciò che ha giocato un ruolo decisivo all’interno della mortalità infantile è certamente la mortalità cosiddetta neonatale, ovvero quella relativa al primo mese di vita: se attorno alla metà del secolo il Veneto risultava in una posizione anomala rispetto alla media nazionale, con un livello intorno al 200‰ contro poco più del 100% nazionale, Casalserugo sembrava emergere in maniera evidente, trovandosi nel biennio 1852-1854 ad un livello di mortalità neonatale sopra il 350% , e nel 1863-67 ancora attorno al 277 % (Tab.1.3 e Fig. 1.6).

Tab.1.2 Mortalità infantile nelle province venete e a Casalserugo dal 1826 al 1845 

Fonte: Mie elaborazioni per Casalserugo, e per le province venete elaborazioni di G.DALLA ZUANNA, A. ROSINA, F. ROSSI da S.Residori, Tra demografia storica e storia della popolazione. Una comunità, una regione: Lendinara e il Veneto nell’800, <<Annali Veneti. Società Cultura Istituzioni>>, Anno I, 1,1984.

Fig.1.5 Mortalità infantile nelle province venete e a Casalserugo

Se la probabilità di morire nel primo anno di vita nelle generazioni italiane del 1861- 1862 era 270,1% (Fonte:Del Panta, Dalla metà del Settecento ai giorni nostri), a Casalserugo era pari al 348,8%; da uno a quattro anni compiuti la probabilità per la media nazionale era di poco inferiore: 231,1%, mentre per Casalserugo si parla dell’81,3%. Ciò conferma ulteriormente che la mortalità neonatale era lo scoglio più grosso nel Nord, mentre al Sud inizialmente i decessi erano più frequenti nelle età successive: una differenza che nella media nazionale non traspare.

Tab. 1.3 Mortalità infantile distinta per mesi di vita. Casalserugo e Veneto

Fig. 1.6 Mortalità infantile distinta per mesi di vita. Casalserugo e Veneto 


Lo scopo di questo elaborato è approfondire la situazione esistente proprio in tale comune nel periodo 1818-1867, sfruttando i dati sulle nascite e i decessi disponibili negli archivi parrocchiali, e ripercorrendo le vicende storiche che hanno fatto da sfondo; ad una descrizione dettagliata segue la costruzione delle tavole di mortalità infantile e l’elaborazione dei dati attraverso opportune procedure informatiche.

LA MORTALITA’ INFANTILE ATTUALE
Dal 1960 al 2002 il tasso di mortalità infantile sotto i cinque anni di vita (MIS5) in Italia è sceso dal 50% al 6%, mentre quello sotto un anno dal 44% al 4% (Unicef, Tavole statistiche, statistiche economiche e sociali sui paesi e territori del mondo, con particolare attenzione alla condizione dei bambini ), nonostante rimangano ancora notevoli differenze tra le Regioni meridionali e settentrionali.
Si deve fare i conti soprattutto con le malformazioni congenite e la prematurità, le quali costituiscono la causa di morte più diffusa. Rispetto al passato oggi si punta molto sulla tutela della salute del prodotto del concepimento, attraverso il coinvolgimento di medici, pediatri, scuole, che deve iniziare già in epoca preconcezionale, e sulla promozione della salute, attraverso campagne informative sui rischi genetici, e molto altro ancora.
L’OMS ha condotto un’indagine circa le cause ambientali di mortalità infantile, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista "The Lancet" e sono stati discussi alla IV Conferenza dei Ministri Europei della Sanità e dell'Ambiente, che si è tenuta a Budapest dal 23 al 25 giugno scorso.

I cinque fattori che provocano la morte dei bambini europei sono l'inquinamento dell'aria (esterna e degli ambienti domestici), l'inquinamento dell'acqua, l'avvelenamento da piombo, i traumi e gli incidenti stradali, le guerre.
L'inquinamento dell'aria aperta provoca la morte di 13.796 bambini di età tra 0 e 4 anni (il 6,4% del totale), soprattutto a causa dell'inalazione delle cosiddette "polveri sottili"; mentre l'inquinamento tra le mura di casa o di scuola uccide 9.845 bambini da 0 a 4 anni (il 4,6% dei decessi) ed è causato nella maggior parte dei casi dall'uso di legna e carbone per riscaldare e per cucinare, pratica ancora molto diffusa nei paese dell'Est Europeo.
L'uso di acqua inquinata provoca gravi disturbi intestinali, che conducono a morte 13.548 bambini (il 5,3% delle morti totali), e l'inquinamento da piombo è causa di gravi ritardi mentali in bambini nei primi anni di vita.
Il cammino verso l’obiettivo principale, che nel caso italiano consiste nell’eliminare ogni disparità regionale esistente raggiungendo il livello di mortalità infantile più basso registrato all’interno del territorio, risulta ovunque ancora lungo, ma se si effettua un confronto con la realtà descritta nelle pagine che seguono, anche se relativa in particolar modo a Casalserugo, si nota come in breve tempo il progresso abbia rivoluzionato le cose.

Fig. 1.7 Mortalità infantile dal 1960 al 2001

Fonte: Sabrina Bonomo (tesi di laurea A.A 2003-2004) La mortalità infantile a Casalserugo nell'ottocento