Dopo la caduta della signoria dei Carraresi, nel 1405 inizia il lungo dominio della Serenissima sul Padovano e a partire da tale periodo la prof. Silvana Collodo, dell'Università di Padova, ha condotto delle accurate ricerche su Baldo e Sibilia Bonafari, grossi proprietari terrieri a Casalserugo.( http://salvalarte.legambientepadova.it/carit_b.htm ). Cerchiamo ora di conoscere meglio questi personaggi, le cui sembianze sono scolpite nel marmo tombale oggi all'entrata della cappella di S.Maria della Neve nell'ospedale "Giustinianeo" di Padova che appaiono consunti dallo scalpiccio dei piedi d'intere generazioni.
Baldo da Piombino, detto de' Bonafari è figlio del fu Francesco, " iuris utriusque licentiatus ", mentre Sibilia de Cetto, ricchissima ereditiera, nata nella seconda metà del Trecento da Gualperto Cetto (padre di Sibilla), fu prima " uxor olim egregii legum doctoris domini Bonacursi de Naxeriís de Montagnana " e il 21 maggio 1393, dopo la morte del coniuge Bonaccorsi, è già sposata con Baldo da Piombino e per questo detta "La Bonafari". Abitarono a Padova, nel palazzetto Bonafari,di fronte al Duomo, che nel 1920 fu restaurato a cura del prof. Andrea Moschetti.
I Bonafari diedero inizio nel 1414 alla costruzione del primo ospedale di Padova degno di tale nome, che sostituì tutti gli ospizi per pellegrini (Xenodochio) esistenti attorno le mura della città, nonché della chiesa di "S. Francesco Grande" e del monastero di S. Francesco dell'Osservanza, ancora oggi esistenti a Padova in via S. Francesco, che alla loro morte, nel 1417 e 1421, beneficiarono di ogni loro avere. In questo ospedale, dove nel 1543 Giovanni Battista Da Monte istitui la prima clinica medica per studenti di medicina che funzionò fino al 1798, cioè fino quando venne ultimato l'Ospedale nuovo, detto "Giustinianeo" per il cospicuo contributo spirituale ed economico dato alla sua fondazione dal benemerito vescovo di Padova Nicolò Antonio Giustiniani.
Fra le vaste proprietà terriere dei Bonafari vi era anche un podere vicino a Casalserugo dell'ampiezza di 44 campi, pari circa 17 ettari, adatto perché una famiglia lo potesse abitare e lavorare. Vi era una casa, una stalla ed un deposito attrezzi costruiti in legno e con il tetto di paglia, oltre al pozzo ed al forno per cuocere il pane. Rispetto alle altre proprietà la vita nei poderi dei Bonafari era fra le migliori e fra le meglio organizzate, mentre quella dei piccoli proprietari e quella nelle piccole "cesure", per lo più "brazenti" (braccianti), erano disastrose, quasi disumane.
http://www.sanfrancescogrande.it/un-po--di-storia.html