GABINETTI FOTOGRAFICI PADOVANI E CLIENTELA NELLA SECONDA META’ DEL XIX SECOLO
Premessa
Essendo venuti in possesso di alcune significative foto di ritratti eseguiti da fotografi operanti a Padova tra il 1860 e il 1900, Casalserugo e dintorni si è ripromesso di farle ovviamente conoscere ai propri lettori ma non solo come curiosità, bensì attraverso una lettura un po’ più approfondita. Chi non si intende di tecnica fotografica, di teoria, di composizione, potrà gustarsi questi gran signori e signore in posa, magari guardandone le acconciature o i vestiti, apprezzando la moda dell’epoca. Chi si intende di fotografia vedrà ad esempio l’uso degli sfondi, le proporzioni, i dettagli usati per mettere in evidenza l’agio e il censo del cliente, e così via. Questo piccolo saggio vuole essere un piccolo parziale contributo, per la conoscenza di un aspetto della Padova che non esiste ovviamente più, insomma quel recupero della memoria che da anni ormai stiamo tentando di perseguire con tutti i nostri mezzi.
ALCUNE DATE IMPORTANTI
Tralasciando gli albori dei Dagherrotipi, ci preme qui inquadrare il periodo dal punto di vista delle conoscenze tecnologiche sulla fotografia.
1851- Scott Archer mette a punto una procedura innovativa che consente una maggiore nitidezza dell’immagine (colloidi a umido) dando così un notevole impulso alla ritrattistica.
1880- Viene utilizzato il bromuro di argento, che consente maggiore rapidità e minori costi per le macchine, anche se nei ritratti formato visita si utilizzerà per molto tempo la tecnica all’albumina, ovvero con la chiara d’uovo che reagendo col nitrato d’argento dava luogo al cloruro d’argento fotosensibile e dunque necessario per la riproduzione.
1883- Si impiega per la prima volta il lampo al magnesio, un grande passo avanti, specie appunto per le foto da studio. Iniziano le prime pubblicazione sulla passione del fotografo e della fotografia, con la stampa di alcuni manuali
1888- Entrano in commercio le prime Kodak camera, o le italiane Lamperti e Garbagnati, così da diversificare le macchine a seconda dell’utilizzo: da studio, da viaggio, a mano, tascabili
1889- Nasce a Firenze la Società Fotografica Italiana
PERCHE’ FARSI RITRARRE ?
All’inizio, ancora prima di essere utilizzato come elemento distintivo di riconoscimento (carte de visite, alla francese), il foto ritratto veniva utilizzato dalle classi più abbienti cittadine come un modo diverso per affermare il proprio status, non tutti potevano permettersele e soprattutto consentivano di diffondere agli altri, magari scambiandole per strada dopo le presentazioni di rito, magari mostrandole agli amici invitati a cena, quei dettagli che ancor di più ne esaltavano appunto personalità e agio. Tanto più il fotografo era bravo a cogliere questi due aspetti tanti più clienti otteneva. Occorreva dunque una discreta dote pecuniaria per farsi fare i foto ritratti e bisognava assolutamente recarsi in città.
Solo con l’arrivo del nuovo secolo XX e man mano che la tecnica fotografica, con l’esplosione dei fotografi “da viaggio” che giungevano fin nei paesi della provincia (iniziano ad essere pubblicate le prime cartoline coi saluti dai più piccoli paesetti), il cosiddetto “formato visita” diventava sempre più alla portata di tutti ed iniziava ad essere utilizzato anche dalle classi sociali più povere. Certo, bisognava vestirsi a festa e andare a Padova, ma si tornava orgogliosi col foto ritratto in mano.
I FOTOGRAFI PADOVANI
I fotografi operanti a Padova nel periodo preso in considerazione erano all’incirca una cinquantina. Un gran numero, per una città che non ancora economicamente aveva visto esplodere la sua ricchezza. Naturalmente qui parleremo degli autori degli scatti di cui siamo venuti in possesso. Le notizie biografiche su molti di loro sono assai scarne quando non addirittura inesistenti.
Agostini, Costante (1857-1941) - risulta attivo in Padova Piazza delle Erbe, con ingresso da via Caneve n. 333
Alpron, Alvise - attivo a Padova intorno agli anni 60 del 1800, cambiando però diversi indirizzi di studio: da Sant’Apollonia 4562, in via Al Gallo 430, poi Borgo Rogati 33, infine Via San Leonardo 4716. Interessante perché per ciò che lo riguarda ci è giunto anche un listino prezzi: si va da 1 Fiorino per 1 ritratto e 3,50 Fiorini per 12 ritratti.
Farina, Ferdinando – Uno dei più importanti fotografi della città, compare in numerose guide di Padova della fine dell’ottocento. Risulta che abbia iniziato ai primi anni 60 del XIX secolo, cambiando spesso luogo e anche denominazione. All’inizio con Farina e co. , poi Farina e Compagni, con sede in Piazza dei Signori 46. Aveva studi anche in altre città, come Vicenza e partecipò anche ad alcune fiere ed esposizioni , come a Padova nel 1869 dove vinse una medaglia d’argento.
Fiorentini, Luigi e Fiorentini Pietro – Anche questo uno degli studi fotografici padovani più famosi in assoluto, che ha operato a Padova dai primi anni 70 dell’800 fino a agli anni 40 del novecento. Il fondatore Luigi aveva sede Piazza delle Erbe 368, per poi trasferirsi in Via San Luca (ora via XX settembre). Morto il padre nel 1901 succedette il figlio Pietro che si specializzò in foto di oggetti d’arte.
Malaman, Antonio – Di lui si sa ben poco, solamente che era attivo in città sicuramente tra il 1860 fino al 1874, in via Borgo Rogati 2233, quando venne rimpiazzato da Giacomo Silva (vedi)
Mondo, Vincenzo – Anche di questo fotografo si conosce poco nulla, su alcune foto compare la scritta “Fotografia V. Mondo Piazza Unità d’Italia vicino al caffè Vittoria”, in altre in Via Roma 17. Risulta attivo almeno fino al 1909.
Pospisil, Arturo (1868-1924) – Di lui si sanno solo poche note, ovvero che risultava avere uno studio in via del Sale 1 ma anche in via Pedrocchi. Pospisil è stato il protagonista di uno dei primi disastri automobilistici avvenuti a Padova, precisamente nel 1909 quando in un incidente con sua auto morirono ben tre compagni di viaggio.
Risbec, Antonio – Studio fotografico in via Pensio 23 o Borgo Pensio 1475. Attivo tra gli anni sessanta e settanta dell’ottocento
Silva, Giacomo – E’ uno dei fotografi di cui si sa meno in assoluto e dal numero di foto effettuate molto basso, difficile da reperire. Pare che sia stato attivo tra il 1850 e il 1890, si sa solo che un suo recapito risulta alle Torricelle Borgo Rogati 2233 prendendo il posto, molto probabilmente di Antonio Malaman. (*)
Sinigaglia, Pietro – Forse uno dei più vecchi e quotati fotografi di padova, del quale in un articolo su “L’Euganeo” del 1885 Angelo Sacchetti ne tesseva le lodi, ma già nel 1856 se ne ammiravano le doti di fotografo nelle vedute di Venezia con le quali partecipò ad un concorso a Firenze. Attivo negli studi in San Michele 2354 nel 1864, mentre risulta in Riviera San Luca 1713 a nel 1868.
LE FOTO
Presentiamo ora i foto ritratti, per alcuni alleghiamo, oltre all’autore anche il retro e di tanto in tanto qualche nota di moda e costume.
FARINA E COMPAGNI
La donna indossa un abito da giorno con piccoli bottoni quadrati decorativi distribuiti su ogni dettaglio. I capelli sono pettinati con la scriminatura centrale tipica degli anni a metà del secolo, e poi raccolti in un voluminosa crocchia bassa trattenuta da una retina decorativa. Al collo un nastrino, probabilmente di raso nero, sostituisce una collana. Sotto al corpino si intuisce la presenza di un busto rigido, capo immancabile per ogni donna fino alla fine del secolo. Abito, accessori e acconciatura sono databili agli anni 1863-66 circa.
La donna ritratta in questa seconda foto sembrerebbe la stessa della foto 1, e anche l'abito sembrerebbe il medesimo. Probabilmente le due foto sono state scattate durante un'unica seduta dal fotografo. La donna indossa l'abito da giorno della prima foto ma qui portato con un corto soprabito e un cappellino guarnito di fiori, un completo adatto ad uscire nel pomeriggio. Sotto la gonna si intuisce la voluminosa crinolina a gabbia. L'abito e gli accessori mostrano la moda degli anni 1863-66 circa.
Nella seconda metà dell’800 (verso il 1880) arriva in Italia la bombetta, ovvero il caratteristico cappello. La moda maschile prevede anche preferibilmente l’abito a coda di rondine e il “gilet”: diverso dall’abito, bianco, scozzese o damascato, con abbottonatura semplice o doppia, esprime le tendenze e il gusto personale di ciascuno. Il giovane sceglie colori più brillanti, l’uomo maturo sceglie tinte pacate o il tessuto scozzese. La scarpa, alta o bassa, è sempre coperta dai calzoni.
La donna indossa un abito da giorno in seta rigata. Al collo un collettino rigido, bianco, forse in merletto, chiuso da una spilla che sembra ospitare il ritratto di una persona cara. L'acconciatura, pur mostrando ancora la scriminatura centrale in voga fino agli anni '60 del secolo, mostra già anche elementi tipici del decennio seguente come le trecce arrotolate. Nel complesso, abito e acconciatura sono databili agli anni 1868-73 circa.
La donna indossa un abito da giorno in tessuto quadrettato, arricchito da accessori vistosi (gli alti polsini di pelliccia, i cordoni sullo sprone e la cintura rigata con l'alta fibbia rettangolare). Il corpino, ben teso sul busto steccato sottostante e a vita leggermente alta, è tipico della seconda metà degli anni '60 dell'800. Anche in questo caso l'acconciatura ripropone la scriminatura centrale e lo chignon basso in voga a metà del secolo. I gioielli sono orecchini pendenti e una spilla probabilmente in onice nero. Abbigliamento e accessori sono databili agli anni 1866-68 circa.
A. ALPRON
(sotto il retro della foto)
ANTONIO MALAMAN
In questo caso si nota in bella mostra il cilindro, molto probabilmente segno che il giovanotto è entrato nel mondo che conta degli affari. Siamo sempre nella seconda metà dell’ottocento.
ANTONIO RISBEC
La donna ritratta indossa un abito da giorno, probabilmente in taffetas di seta. Le grandi maniche a pagoda, tipiche degli anni'50 e'60 dell'800, lasciano intravedere sottomaniche probabilmente in mussola bianca. E' probabile, come era comune, che le maniche e il colletto non formino un'unica camicia sotto all'abito, ma siano pezzi separati e appuntati. L'acconciatura, che presenta nuovamente la tipica scriminatura centrale, è questa volta raccolta con un volume più discreto. Seppur poco distinguibili nella fotografia, si possono notare numerosi piccoli gioielli (gli orecchini, la fibbia, la spilla e almeno un anello). Abito, accessori e acconciatura sono databili agli anni 1855-65 circa.
(sotto il retro della foto)
COSTANTE AGOSTINI
(sotto il retro della foto)
PIETRO SINIGAGLIA
La donna indossa un abito da giorno in seta. Legato al collo si può vedere un nastrino, forse in velluto nero, con un medaglione pendente. L'acconciatura, con un raccolto morbido e riccioli lasciati sciolti sulla nuca è riconducibile agli anni a cavallo fra la fine degli '60 e i primi anni '70 dell'800. Nel complesso l'abbigliamento è databile agli anni 1868-73 circa.
FIORENTINI, PIETRO
Gruppo di famiglia composto da un uomo, una donna e un bambino. Il bimbo, un maschietto, indossa un abitino corto e delle lunghe ghette a coprire le gambe. Fino all'inizio del '900 era abitudine durante la prima infanzia vestire anche i maschietti con gonne. L'abito del bimbo era forse completato da un cappellino alla marinara appoggiato sulla sedia. La donna indossa un abito a tailleur composto da gonna e giacca, probabilmente in lana, completato da una stola e una borsetta tenuta fra le mani. Si tratta di un completo da giorno piuttosto severo che suggerirebbe una classe sociale non elevata. La gonna leggermente corta indica una datazione dell'abito non precedente al 1915. Nel complesso, e considerando che la classe sociale può giustificare abiti un po' fuori moda, è probabile la foto sia stata scattata fra il 1915 e il 1920. Dato che l'uomo sembrerebbe sensibilmente più vecchio della donna, è possibile sia una foto scattata in tempo di guerra da mandare ad un congiunto al fronte (forse il marito di lei e padre del bambino, e figlio dell'uomo), pratica molto comune, giustificata anche dal retro a cartolina.
VINCENZO MONDO
(sotto il retro della foto)
(sotto il retro della foto)
ARTURO POSPISIL
Concludiamo qui con quella che forse la più bella e artistica foto in nostro possesso. In questo caso non ci soffermeremo sulla moda ma sulla bellezza dello scatto e del soggetto. A ciascuno la propria valutazione. (sotto il retro della foto)
Testo e ricerca di Chiaretto Ennio.
Tutte le foto sono protette da©Copyright
Fonti bibliografiche:
AAVV, La memoria e l’oblio, Ritratti di fotografi padovani 1840-1940, Zielo 1992
(*) Lamberto Vitali e la fotografia. Collezionismo, studi e ricerche. Cinisello Balsamo 2004.
Per le didascalie delle foto, sulla moda e i vestiti, si ringrazia l’esperta, la Dott.ssa Camilla Colombo (www.abitiantichi.it)